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Frattini: "Egitto, contrastare deriva islamista"

Il ministro intervistato da Belpietro: "Sì al piano bipartisan proposto da Berlusconi. Dimissioni di Fini? Non sta a me trarre conclusioni"

Andrea Tempestini
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L'intervista di Maurizio Belpietro a Franco Frattini, il ministro degli Esteri. Al centro del colloquio anadato in onda nella trasmissione Mattino 5, la crisi egiziana, la situazione politica e le carte provenienti da Santa Lucia che inchiodano Gianfranco Fini. La situazione in Egitto è sempre più complicata e il regime sembra sull'orlo di cadere. Ma allora sono proprio gli ultimi giorni di Mubarak? Io credo che l'Italia debba come ha sempre fatto, e come farà oggi l'Unione Europea, sostenere un'ordinata transizione che al tempo stesso tenga conto delle legittime aspirazioni del popolo egiziano ad avere più democrazia e diritti, e al tempo stesso contrastare ogni fenomeno di violenza e anche di deriva islamista radicale. Questo bilanciamento è fondamentale, quindi l'Italia non può parteggiare per questo o quel partito politico ma contribuire ad un rasseneramento della situazione evidentemente con il sostegno della comunità internazionale. L'occidente e gli Stati Uniti hanno spesso appoggiato Mubarak pensando che fosse un argine alla deriva estremista dei partiti islamici. Non c'è il rischio che questi prendano il sopravvento? Questo sostegno al governo egiziano era evidentemente motivato dal ruolo centrale che l'Egitto svolge, per esempio per la pace tra palestinesi e israeliani. Lo stesso attuale neo nominato vie presidente,. il generale Soleiman, è stato il protagonista di tutti gli sforzi per la riconciliazione tra le fazioni palestinesi. Evidentemente la stabilità dell'Egitto è qualcosa di fondamentale per il Mediterraneo e anche per l'Europa. Soleiman che lei citava era anche il capo dei servizi segreti. C'è il rischio che l'Egitto diventi una dittatura militare? Questo è un rischio che dobbiamo completamente allontanare. Abbiamo visto in questi primi momenti come la reazione popolare verso le forze armate è stata positiva, e io mi auguro che questo consenta all'esercito di ristabilire la calma, anche perché ci sono state delle violenze molto gravi commesse da vandali, vi sono state evasioni di massa dalle prigioni di delinquenti comuni, non detenuti politici, che hanno cominciato saccheggi sistematici nelle case. Il ruolo dell'esercito è apprezzato dalla popolazione come ruolo di protezione della sicurezza pubblica. Dobbiamo assolutamente evitare qualunque tipo di deriva autoritaria. Il Nobel El-Baradei si è messo alla guida della protesta e si candida a fare il presidente. E' un'ipotesi credibile secondo lei? Credo che l'Europa e la comunità internazionale debbano aiutare l'Egitto a trovare la sua strada verso libere elezioni, che diranno chi sarà il prescelto dagli egiziani. Sarebbe un errore, non lo ha fatto l'America e non l'ha fatto l'Europa, parteggiare per una parte politica. Ci sono anche ricadute sull'economia, in particolare preoccupa la possibile chiusura del Canale di Suez, da cui passano moltissime petroliere, e quindi c'è il rischio della crescita del prezzo del petrolio. Dalle sue informazioni? Questa è proprio una delle ragioni per cui la stabilità dell'Egitto è fondamentale anche per l'economia e i commerci nel Mediterraneo e quindi con l'Europa. La comunità internazionale deve favorire una transizione ordinata nella stabilità, evitando cose traumatiche: chi parla del chiusura del Canale di Suez sta evocando una situazione da collasso dello Stato che noi abbiamo interesse ad evitare assolutamente. L'esercito egiziano ha schierato i carri armati a Sharm, meta di molti italiani. Ci sono pericoli, anche in quella località? No, abbiamo sentito italiani in vacanza e il nostro ambasciatore d'Italia che parla per Sharm di una vita quasi completametne normale. Certo, la presenza dei carri armati ovviamente impressiona, ma sono proprio lì per evitare che ci siano atti di violenza nelle strade. Veniamo ai fatti di casa nostra. Lei si è presentato la scorsa settimana al Senato, comunicando che secondo i documenti arrivati da Santa Lucia, la famosa casa di Montecarlo è praticamente del cognato di Fini. Si deve dimettere il presidente della Camera? Abbiamo detto più volte che questa è una valutazione che l'interessato può fare. Io ho avuto il dovere istituzionale di rispondere al Parlamento che mi ha chiamato e di dissipare dei dubbi che anche elementi dello stesso partito del presidente della Camera avevano sollevato in passato parlando di documenti manipolati, alterati, di servizi segreti deviati. Queste affermazioni riconducono alla verità oggettiva dei fatit, non sta a me trarre le conclusioni. Berlusconi ha lanciato una proposta all'opposizione, in particolare a Bersani, suggerendo in sostanza un piano bipartisan per la crescita. E' possibile? Credo che sia necessario. Tutti devono abbassare i toni, l'appello del Capo dello Stato è essenziale e fondamentale, crisi e scontri istituzionali non fanno bene all'Italia. L'onorevole Bersani aveva chiesto in passato di lavorare, se vi fosse stata una proposta di Berlusconi, insieme per la crescita dell'Italia. Il presidente del Consiglio ha oggi formulato un appello politico a lavorare insieme per la crescita e los viluppo. Credo non sia solo possibile, ma necessario.

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