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Cav su Tripoli: "Paura per integralismo"

Berlusconi condanna le violenze, poi indica: "Con Gheddafi non si tratta, ma è importante fornitore di energia"

Privitera Andrea
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"Diciamo no alle violenze con questi regimi con cui non abbiamo trattato ma che sono importanti fornitori di energia". Silvio Berlusconi parla dell'emergenza in Libia agli Stati Generali di Roma, e sottolinea: "Prendiamo atto che il vento della democrazia è soffiato in questo Paese con i giovani che con internet hanno dato vita a questi movimenti". Il Cavaliere ha quindi aggiunto: "Abbiamo continuato a essere in contatto con gli altri leader europei per la situazione che c'è nel Paese dove", Berlusconi sottolinea il rischio, "l'integralismo islamico rischia di prevalere negli assetti futuri". FRATTINI: "1.000 VITTIME, STIMA VEROSIMILE" - In precedenza del caos a Tripoli aveva parlato anche il ministro degli Esteri, Franco Frattini, che aveva confermato come la stima di mille morti nelle rivolte sia verosimile.  Il ministro ha riferito delle rivolte nel nord Africa alla Camera dei Deputati. Il titolare della Farnesina ha aggiunto che "il tragico bilancio sarà in ogni caso un bagno di sangue" e che nel Paese del colonnello Gheddafi è in corso una "vera e propria guerra civile". Frattini ha sottolineato che "la Cirenaica non è più sotto il controllo del governo libico e che vi sono degli scontri nel resto del paese". Il ministro risponde anche alle accuse lanciate da Gheddafi all'Italia:  "Abbiamo ascoltato frasi di una retorica che pensavamo fosse ormai abbandonata, come quella di aver  fornito razzi ai rivoltosi della Cirenaica. L'Italia non produce quei razzi né li ha mai venduti in quella regione. Quelle frasi sono false dalla prima all'ultima parola". PERICOLO IMMIGRAZIONE - Frattini già ieri sera aveva parlato della Libia, affermando che le rivolte potrebbero avere come conseguenza l'arrivo di 200-300 mila immigrati sulle coste europee. Il ministro ha specificato che le cifre sono il risultato di una stima, per giunta al ribasso. "Noi chiederemo con forza che l'Europa faccia l'Europa assumendosi il suo dovere di coordinamento di questa azione chiara", ha proseguito Frattini. "Noi vogliamo più Europa perché non possiamo pensare che alcun Paese possa essere lasciato solo". L'Italia insomma attende dall'Unione europea risposte ufficiali sull'eventuale ripartizione degli immigrati in arrivo dalle coste nordafricane. "Non considero le fonti anonime e tutti quelli che hanno la responsabilità di dire no dovranno dircelo in faccia", ha concluso il titolare della Farnesina. MARONI: "COOPERAZIONE INTERNAZIONALE" - Riguardo la Libia si è mobilitato anche il ministro dell'Interno Roberto Maroni, che nel pomeriggio di mercoledì ha partecipato a un nuovo summit con i colleghi di Cipro, Francia, Grecia, Malta e Spagna. L'argomento, la crisi del Mediterraneo e le conseguenze sul fronte dell'immigrazione. Dall'incontro è arrivata la "richiesta di una nuova partnership che facciamo all'Europa. Vogliamo dare voce - ha spiegato Maroni - anche alla richiesta dei nostri cittadini di svolgere un'azione di sollecito ai massimi livelli perché l'Europa svolga un'azione da protagonista". La richiesta, ha aggiunto, è quella "di realizzare un sistema europeo di asilo comune e sostenibile. Per tradurlo in pratica sollecitiamo programmi specifici come la relocation". UE: "FONDO PER I MIGRANTI" - Secondo quanto dichiarato da Roberto Maroni, i ministri dell'Interno delle Nazioni che si affacciano sul Mediterraneo porteranno giovedì, a Bruxelles, la proposta di creare un fondo speciale di solidarietà per gli Stati che subiranno i maggiori flussi migratori. La proposta giungerà da Italia, Francia, Spagna, Grecia, Cipro e Malta. La Ue, che ha sospeso i negoziati con Tripoli, potrebbe inoltre prendere "ulteriori misure" contro lo Stato nordafricano, accusato di ignorare le proprie "responsabilità di proteggere la popolazione" e di non rispettare "i diritti umani e il diritto umanitario internazionale".

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