Le carte private di Mussolini: Libero regala i 'diari della discordia'
Da martedì, gratis, le agende del Duce, vere o presunte. Nel dubbio, nessuno le pubblica... / PIANO DELL'OPERA
A partire da martedì prossimo, primo marzo, Libero offrirà gratuitamente ai lettori I diari del Duce (veri o presunti) nell'edizione realizzata dall'editore Bompiani. Trentadue pagine al giorno, in edicola dal martedì al venerdì per un mese. Quello che pubblichiamo è il volume relativo al 1939, il primo che Bompiani ha scelto di stampare. I documenti coprono un anno di scelte drammatiche, con la devastazione della Seconda guerra mondiale all'orizzonte, con le leggi razziali già approvate, con il fascismo prossimo ad affrontare la sua stagione conclusiva. Quelle che presto avrete tra le mani, dunque, sono pagine di grande importanza, poiché contribuiscono all'approfondimento della parabola umana e politica di Benito Mussolini. Urge però qualche chiarimento. Intanto: che cosa sono i diari del Duce? Sono agende che coprono gli anni fra il 1935 e il 1939, in cui il capo del fascismo annotava - di solito la sera - le sue impressioni quotidiane, le sue riflessioni sulla vita familiare e sui destini dell'Italia. Sappiamo che i diari esistevano davvero perché il Duce ne parla in alcuni suoi libri. Nella pagina a fianco riportiamo alcuni brani di Parlo con Bruno, un volumetto firmato da Benito e dedicato al suo terzogenito morto durante un incidente aereo. I diari del '35, '36, '37 e '38 sono citati varie volte. La frasi lì riportate sono tra le pochissime testimonianze senza dubbio originali sul contenuto dei volumi. Le agende Mussolini le conservava a Palazzo Venezia, poi, dopo la caduta del regime, non è chiaro che fine abbiano fatto. Sono balzate più volte agli onori delle cronache, nel corso degli anni. Se ne interessò, all'incirca nel 1983, il Times di Londra, che inviò lo storico britannico Denis Mack Smith a esaminarli (e Mack Smith, a prima vista, disse: si tratta di materiale originale). Circa dieci anni dopo fu il Sunday Telegraph a interessarsi al caso, grazie alla perseveranza di Nicholas Farrell, firma che i lettori di Libero conoscono bene. Infine, dei diari si è ricominciato a parlare nel 2007, quando il senatore Marcello Dell'Utri apprese da un amico libraio che un notaio svizzero ne era entrato in possesso. A quel punto, scoppiò il putiferio e fra poco vedremo il motivo. Perché diciamo che si tratta di diari «veri o presunti»? Il motivo è che da decenni gli studiosi si dividono sulla loro autenticità. Nel corso degli anni sono state effettuate perizie su perizie: è stata analizzata la calligrafia, poi l'inchiostro, quindi la carta. Sono stati esaminati i volumi e il loro contenuto. Sono state realizzate decine di interviste e centinaia di articoli hanno affollato le pagine dei giornali di tutto il mondo. Senza giungere a una conclusione definitiva. Non esistono prove schiaccianti a dimostrare che questi diari sono falsi. Ma non esiste neppure una prova definitiva della loro autenticità. Secondo alcuni, l'inchiostro, la calligrafia e la carta degli originali sono compatibili con l'epoca in cui le agende sarebbero state compilate da Benito. Secondo altri, è il contenuto a lasciare talvolta qualche dubbio. Insomma, la discussione è lunga e dettagliata. Pensate che chi scrive, assieme a Nicholas Farrell, ha impiegato lo spazio di un libro per raccontare tutta la storia dei diari. Però siamo convinti che valga la pena pubblicarli. In questo modo, saranno accessibili agli appassionati quanto agli esperti, invece di restare chiusi in una cassaforte da qualche parte in Svizzera. Ognuno potrà così farsi un'idea in proposito. Ora veniamo al motivo per cui queste agende suscitano sempre polemica. La ragione principale è che in Italia non è possibile una riflessione sul fascismo priva di paraocchi ideologici. O si parla del Ventennio come del «male assoluto» o si fa la figura degli apologeti. A complicare le cose, poi, c'è il fatto che nella vicenda dei diari è coinvolto Marcello Dell'Utri. Il quale, non contento di averli cavati fuori dall'oblìo, li ha pure fatti leggere a Silvio Berlusconi che li ha citati pubblicamente. Per gli amici progressisti stabilire il parallelo è stato poco più di un riflesso condizionato. Ecco che il “regime berlusconiano” recuperava i diari di Mussolini. Diari che dovevano essere per forza falsi, poiché la loro funzione è quella di pervertire la realtà al fine di riabilitare Benito. Il complotto di Silvio sarebbe il seguente: far passare il Duce per uno stinco di santo onde colpire l'antifascismo. Beh, signori, sono tutte balle. Intanto, i diari non accreditano nessuna immagine di un Mussolini “buono”. Non tolgono nulla a quanto la storiografia finora ha raccontato sul capo del fascismo. Non negano la gravità delle leggi razziali, né la tragedia della guerra. Dell'autore presentano luci e ombre. Non sono un'agiografia, ma un documento storico che, come tutti i documenti, va analizzato e interpretato. Inoltre, non è vero che si tratti di “diari patacca”. Chi lo afferma è in malafede o non ne conosce la storia, si spinge a considerazioni di questo genere mosso dall'astio antiberlusconiano, scrive e parla a nome dell'antifascismo militante, il quale per sopravvivere ha bisogno di crearsi sempre nuovi nemici. Molti studiosi autorevoli e non certo fascisti hanno sostenuto che si tratta di originali. Altri, come il sottoscritto e Nicholas Farrell, sono propensi a credere che le agende recuperate da Dell'Utri siano copie molto ben fatte di quelle originali. In ogni caso, nei prossimi giorni avremo modo di esaminare nel dettaglio tutti i particolari della storia. In attesa di leggere i Diari del Duce (veri o presunti), vi offriamo qualche stralcio della prosa di Mussolini. Quello vero, non quello che studiosi e politici viziati dall'ideologia vogliono dipingere. di Francesco Borgonovo PIANO DELL'OPERA: GRATIS - A partire da martedì primo marzo, «Libero» regala ai suoi lettori i “Diari del Duce (veri o presunti)”, gli stessi pubblicati dall'editore Bompiani. Le pagine dei diari saranno allegate al nostro giornale, senza nessun costo aggiuntivo. Alla fine della serie, potranno essere collezionate grazie alla copertina raccoglitrice. TUTTE LE USCITE - I diari saranno in edicola da martedì primo marzo per trenta giorni. Nelle settimane successive usciranno ogni giorno 32 pagine, fino al completamento dell'opera. Le pagine saranno inserite all'interno del giornale dal martedì al venerdì. (per info n° verde gratuito da rete fissa 800.98.48.24) RACCOLTA COMPLETA - Alla fine della serie, una volta completate tutte le uscite - gratuite - sarà possibile collezionare le pagine grazie alla copertina raccoglitrice, che sarà messa in vendita insieme con «Libero» al costo di 4,80 euro più il prezzo del quotidiano. ABBONAMENTI DIGITALI - Chi fosse abbonato al servizio per iPad e iPhone di «Libero» non potrà scaricare gli inserti in versione pdf, in quanto le copie anastatiche dei manoscritti originali sono incompatibili con le comuni stampanti. Gli abbonati potranno comunque ottenere l'intera collana telefonando al servizio abbonamenti di «Libero» e richiedendo i numeri arretrati. Il servizio abbonamenti è al numero 02.999.66.253. LA STORIA DEI DIARI - Parallelamente alla pubblicazione delle pagine dei diari, su «Libero» racconteremo la storia di questi documenti tanto discussi, che hanno suscitato polemiche fra esperti e studiosi, spiegando le ragioni dei fautori dell'originalità dei documenti e pure quelle di chi sostiene - spesso per motivi ideologici - che si tratti di falsi. L'INTRODUZIONE - I diari avranno una prefazione di Maurizio Belpietro, che spiega le motivazioni per cui il nostro giornale ha deciso di pubblicare questi documenti. Inoltre, conterranno una breve introduzione che sintetizza i pareri di alcuni storici autorevoli sulla materia, da Renzo De Felice a Denis Mack Smith. IL LIBRO - La vicenda dei diari mussoliniani, «Libero» l'ha raccontata nella sua complessità allegando il libro di Nicholas Farrell e Francesco Borgonovo “I diari del Duce. La storia vista da un protagonista”.