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Ruby, in Aula riprese vietate. Soltanto audio

"Le telecamere possono influenzare deposizioni". Vince la linea di Bruti Liberati. Revocati i permessi anche alla Rai

Andrea Tempestini
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Il 6 aprile, quando si aprirà il processo per il caso Ruby, e così nelle successive udienze, riflettori e telecamere - quelle della Rai comprese - rimarranno spente. Niente riprese in tribunale. E' stata infatti revocata - attraverso un provvedimento firmato dall'avvocato generale dello Stato, Laura Bertolè Viale, e dal procuratore generale Manlio Minale, responsabili della sicurezza nel Palazzo - l'ordinanza che ammetteva come unica emittente quella pubblica, la Rai, che aveva sottoscritto un impegno per difffondere le immagini alle televisioni di tutto il mondo. PERMESSI REVOCATI - Sono stati così fatti decadere tutti i permessi che erano stati accordati a cineoperatori, cameramen e fotografi, che rimarranno fuori dal tribunale anche il 4 aprile, quando si terrà l'udienza preliminare per il caso Mediatrade, dove potrebbe presenziare il premier. Al contrario, saranno consentite le registrazioni audio. CORRIDOI OFF-LIMITS - La decisione di procura e avvocatura generale rispecchia la posizione del procuratore capo del pool di Milano, Edmondo Bruti Liberati, che da sempre si era schierato contro la presenza delle telecamere in aula, poiché le riprese potrebbero influenzare le deposizioni dei testimoni. Il tribunale, così, diventa un bunker: verrà vietato a fotografi ed operatori tv anche l'accesso ai corridoi limitrofi all'aula del primo piano dove si svolgerà il processo al premier. L'accesso è stato vietato per "ragioni di sicurezza". L'unico processo in cui è imputato Silvio Berlusconi e nel quale sono ammesse le telecamere rimane così quello sui diritti tv di Mediaset.

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