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Calcio-scandalo, confessioni: "Si giocavano lo stipendio"

Rovinati dalle scommesse. Gli inquirenti: "Quadro catastrofico". Le partite di A

Andrea Tempestini
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Uno è a fine carriera, l'altro è al giro di boa e ha ancora molte speranze, entrambi giocano nell'Ascoli. Vincenzo Sommese e Vittorio Micolucci sono i primi giocatori ancora in attività finiti nell'inchiesta sul calcio scommesse che hanno deciso di vuotare il sacco. Dall'interrogatorio di Sommese «esce un quadro catastrofico», dicono gli inquirenti. Aggiungendo: «Ha più debiti che capelli» e quattro case ipotecate, «un uomo disperato» che (ma non è l'unico) spende subito - nel primo anno - tutto l'ammontare  del contratto quadriennale e si ritrova le porte delle banche chiuse. Sommese, accusato d'aver cercato di manipolare otto partite, da gennaio è stato messo fuori rosa perché era molto chiacchierato e i suoi compagni facevano quadrato contro di lui. Non sospettavano, invece, di Micolucci, compagno di squadra di Sommese.  Micolucci era sceso in campo con una sorta di «riserva mentale» dopo aver detto sì a 15mila euro per truccare Ascoli-Atalanta, del 21 marzo 2011, che doveva concludersi con la sconfitta della squadra marchigiana: aveva accettato l'offerta salvo poi giocare normalmente. Il gip di Cremona Guido Salvini gli ha fatto risentire la telefonata con il dentista Marco Pirani, personaggio chiave della cricca, dopo quel match. Pirani si lamenta che il risultato concordato era un altro. «Il signore mi vuole punire... il primo tempo pure ho fatto un paio di cazzate... scusami Marco», si giustifica al telefono Micolucci affermando anche, scrive il gip, che «non era colpa sua se quelli dell'Atalanta non si erano presentati molte volte davanti alla propria difesa». Un'ammissione di responsabilità che, ieri, Micolucci ha spiegato così: «L'avevo promesso a Sommese perché mi tormentava». Il difensore ascolano ha rivelato che la somma pattuita per le partite truccate veniva incassata comunque dai giocatori comprati, sia che il risultato finale fosse quello stabilito, sia che le cose non fossero andate secondo il previsto. «Micolucci - ha affermato il suo avvocato, Daniela Pigotti - non ha bisogno di soldi. Ha un contratto quadriennale di 630mila euro, conduce una vita tranquilla, dopo le partite non frequenta le discoteche e non va al ristorante, ha una compagna che ama, non ha debiti. Perché dovrebbe bruciarsi per poche migliaia di euro? Gli interessava solo far vincere la sua squadra». Si riprende oggi con l'interrogatorio, stavolta davanti al procuratore Roberto di Martino, di Pirani, il dentista che ha tirato in ballo cinque squadre di serie A: Roma, Fiorentina, Genoa, Lecce e Cagliari. E tre partite: Fiorentina-Roma 2-2, Lecce-Cagliari 3-3, Geonoa-Lecce 4-2. Disputatesi tutte in un periodo non coperto dalle intercettazioni. Il dentista ne ha parlato sulla base di notizie che non aveva avuto di prima mano. Si devono quindi cercare riscontri. «Non è giusto penalizzare i club quando ci sono responsabilità personali», ha commentato il presidente uscente della Roma Rosella Sensi. «Le società devono controllare il comportamento dei propri tesserati, ma c'è un limite oltre il quale non si può andare». Ci sono altre dieci partite, sempre della A e del campionato appena concluso, su cui si sono registrate scommesse «anomale». Il bookmaker austriaco Skysport 365 nei prossimi giorni consegnerà la lista ai magistrati cremonesi. Le puntate sarebbero state così elevate da spingere i bookmaker a sospendere le giocate. Il flusso delle puntate si sarebbe poi riversato sui siti asiatici, costringendo anche questi a fermare gli scommettitori. Oltre a Pirani, oggi saranno sentiti Mauro Bressan, ex calciatore dalla lunga militanza, e Manlio Bruni, il socio del commercialista di Giuseppe Signori. Domani toccherà a lui, Beppegol. Intanto, la procura di Cremona si accinge a trasmettere parte degli atti dell'inchiesta alla procura della Federcalcio. di Gilberto Bazoli

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