Cerca
Logo
Cerca
+

De Magistris, forza manette: ne vuole ancora in giunta

Secondo le voci, 'Gigineddu' vorrebbe nella sua squadra anche il carabiniere Auricchio: così crea un Comune di polizia / FACCI

Andrea Tempestini
  • a
  • a
  • a

Giunta di pulizia - dalla monnezza - ma soprattutto giunta di polizia: il sindaco Luigi De Magistris sta assoldando magistrati e poliziotti tanto per non sbagliarsi. Prima il pm antimafia Giuseppe Narducci, che ha già ottenuto l'aspettativa dal Csm ma che in passato si è occupato anche di inchieste contro i movimenti antagonisti napoletani, in particolare per le manifestazioni contro la discarica di Chiaiano: così gli amici dei centri sociali già mugugnano. Ora, poi, si parla anche del colonnello dei Carabinieri Attilio Auricchio, investigatore nella Calciopoli diretta da Narducci ma soprattutto ex collaboratore di De Magistris ai tempi di Catanzaro, quando «Gigineddu flop» - così lo chiamavano  - nel 1996 esordì con la sua prima e disastrosa inchiesta. Un bel carabiniere nel gabinetto del vicesindaco: l'indiscrezione è questa, e così qualche curiosità su questo Attilio Auricchio sorge spontanea. De Magistris divenne magistrato nel 1996 e incitò immediatamente alla «moralizzazione della cosa pubblica», come pure scrisse nell'ordine d'arresto della sua prima inchiesta importante, la 1471/96 già denominata «Shock 1»: perché De Magistris è fatto così. Il Nucleo del reparto operativo dei Carabinieri, all'epoca, era appunto diretto dall'allora capitano Auricchio, il quale si occupava anche di indagini per reati contro la pubblica amministrazione o comunque di reati che coinvolgevano personaggi di spicco della città di Catanzaro: per De Magistris il personaggio ideale. Cominciarono a collaborare. L'inchiesta «Shock» uno fu subito ribattezzata dai giornali «clinica degli orrori» dopo che ventuno incensurati dell'ospedale privato Villa Nuccia finirono in galera con le accuse più turpi: violenza contro un centinaio di malati mentali, omicidio dei medesimi, favoreggiamento di latitanti, falsi certificati per esonerare dei figli di mafiosi dal militare e altre cose così. Il pm si scatenò  e contestò oltretutto sequestro di persona, omicidio, falso, maltrattamenti, associazione per delinquere finalizzata alla corruzione. Insomma il clamore mediatico fu enorme, tanto che vennero anche quelli de La vita in diretta da Raidue. Tra gli arrestati (in carcere due volte) c'era il primario Antonino Bonura, medico militare pluridecorato e medico legale nella stessa procura di De Magistris, mentre è di allora anche un primo tentativo di coinvolgere anche Giuseppe Chiaravalloti, allora avvocato generale presso la Corte d'Appello e futuro presidente della Regione. L'udienza preliminare sfociò in una sentenza di non luogo a procedere per tutti (poi confermata in Appello) e fioccarono i procedimenti per ingiusta detenzione, ma il rapporto tra De Magistris e Auricchio era ormai consolidato e si consacrerà nell'inchiesta successiva, la 609/96, quella sulla costruzione del nuovo palazzo di giustizia di Catanzaro. De Magistris ipotizzò dei generici «tentativo di abuso d'ufficio» e «tentativo di truffa aggravata» ai danni di tre persone (tutte prosciolte) ma ecco il primo giallo che tirava in ballo Auricchio. Lasciamolo scrivere ai magistrati di Salerno che indagheranno su De Magistris: «Nel corpo del verbale di un'intercettazione telefonica acquisita durante le indagini sulla costruzione del palazzo di giustizia, era stata erroneamente sostituita la parola «Provveditore» con la parola «Procuratore» a fianco della quale era stato annotato il nominativo di Chiaravalloti, Procuratore generale di Reggio Calabria. Essendo anche questa indagine condotta dai Carabinieri, nel marzo 1998 il dott. Chiaravalloti scriveva una lettera ai vertici dell'Arma rappresentando che la permanenza in Calabria del Capitano Attilio Auricchio – che aveva condotto le indagini – rappresentasse un rischio per la sua incolumità fisica, chiedendone l'allontanamento immediato». Auricchio fu denunciato per abuso d'ufficio e addirittura per tentato omicidio, ma - anche questo, nel miglior stile di De Magistris - contro-denunciando subito Chiaravalloti per calunnia e diffamazione. Il procedimento contro il capitano si concluse con un'archiviazione al Tribunale di Messina, quello contro Chiaravalloti incassò un non-luogo a procedere da parte del gup di Catanzaro. Ma negli ambienti di De Magistris non poteva finire così: così il non-luogo a procedere veniva impugnato e si proponeva appello, ma l'atto veniva dichiarato inammissibile dalla Corte d'Appello di Catanzaro poiché «sottoscritto da pm diverso dal titolare del procedimento». Un errore di scuola. Normale, da quelle parti. di Filippo Facci

Dai blog