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De Magistris s'è tagliato i fondi e il blocco lo decise da solo...

Gigino nella palta, la fesseria dell'ex pm: da europarlamentare bloccò aiuti Ue sui rifiuti per affossare Silvio. Invece ci ha rimesso lui

Andrea Tempestini
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Oggi, mercoledì, è l'ultimo giorno: poi la truffa napoletana sarà completata. Luigi De Magistris, nonostante le promesse, non è riuscito a liberare la città dai rifiuti. Anzi. Martedì ha attaccato chi "non accetta la svolta politica" e ha 'scoperto' che in Campania esiste la camorra. E i dipendenti del servizio pubblico sono stati scoperti mentre spostavano i rifiuti da un lato all'altro della strada: questo il piano dell'ex pm? Segue l'articolo di Peppe Rinaldi. Chissà quale potere occulto avrà impedito al sindaco De Magistris di tenere a mente quel che sei mesi fa fece l'europarlamentare De Magistris. Capita che il secondo, in un certo senso, si sia preventivamente messo di traverso al primo. In che modo? Questo: il 26 gennaio del 2011, il gruppo Alde (la cosiddetta “sinistra indipendente”) al Parlamento europeo presenta una risoluzione particolarmente dura in materia di rifiuti, al cui paragrafo 5 si legge: «Il Parlamento europeo chiede alla Commissione di prolungare sine die la sospensione dei fondi Ue stanziati per i progetti nel settore dei rifiuti della regione e mantenerli congelati fino a quando non sarà pronto un piano per la gestione dei rifiuti stessi verificabile e concordato da tutte le parti interessate». Indovinate chi è stato il primo firmatario della risoluzione? L'eurodeputato dell'Idv Luigi De Magistris. Si parla dei “famosi” 145 milioni di euro di fondi Fas bloccati a Bruxelles, destinati alla Campania per la regolarizzazione del ciclo dei rifiuti: soldi, si badi bene, destinati all'intera regione e non solo a Napoli città come da più parti si è detto, soprattutto in campagna elettorale. Un bel grattacapo per l'altro De Magistris, cioè quello arancione della rivoluzione partenopea: che, manco a dirlo, proprio oggi avrebbe dovuto essere in Belgio insieme al presidente della Regione Caldoro per tentare un abboccamento e convincere l'Ue a scucire un po' di denaro. Quasi provvidenziale l'emergenza di queste ore: il rischio che i papaveri europei guardassero straniti quella stessa persona che sei mesi prima aveva fatto fuoco e fiamme per far sì che quei fondi non venissero sbloccati, era concretamente alto. La notizia l'ha tirata fuori la deputata a Strasburgo del Pdl, Erminia Mazzoni, attraverso le colonne del Corriere del Mezzogiorno, unica testata locale campana sfuggita sinora all'innamoramento per il nuovo Bassolino. La Mazzoni, con comprensibile ironia, ha espressamente parlato di «evidente sdoppiamento di personalità di De Magistris». L'europarlamentare fu infatti il più duro nell'aula francese all'atto della sottoscrizione della risoluzione (le altre firme erano dell'immancabile Sonia Alfano, di Niccolò Rinaldi, di Giommaria Uggias e di Adina-Ioana Valean): il non ancora sindaco De Magistris insistette molto in commissione ed in aula, spingendo affinché l'Europa avviasse l'ennesima procedura d'infrazione contro l'Italia (punto n.13 del documento). C'era da infastidire il governo del Caimano, ovvio, era andato lì per questo. Dopo qualche tribolazione e al termine di una normale trattativa politica, quel paragrafo 5 della risoluzione vide sostituire il “ chiede” e il “sine die” con un più cauto “ribadisce che”: il risultato non cambia di molto perché il documento conclude affermando che «i fondi strutturali destinati alla Campania saranno sbloccati non appena il piano di gestione dei rifiuti sarà conforme alla normativa Ue». Conforme alla normativa significa, tra l'altro, una cosa sola: la costruzione dei termovalorizzatori, altrimenti c'è da dire addio ai soldi una volta per tutte. Il sindaco che doveva pulire Napoli entro 5 giorni non risulta abbia intenzione di costruire quell'impianto: l'ha detto prima, durante e dopo la campagna elettorale, non c'è motivo di dubitare della sua coerenza. Sempre che il deputato europeo e il sindaco siano la stessa persona. Il governatore Caldoro e l'assessore all'Ambiente Giovanni Romano sono stati già due volte a Bruxelles per presentare il piano. Limato qua, limato là, il progetto del ciclo integrato poteva sperare di veder la luce, probabilmente perché la condizione necessaria per lo sblocco dei fondi si chiama fiducia: come, ad esempio, che un impianto venga costruito in 36 mesi invece che in dieci anni com'è successo con quello di Acerra. Ma ora che c'è un sindaco (tra l'altro ancora in carica come europarlamentare) che di farne un altro a Napoli est non vuol sentirne parlare, come la mettiamo? di Peppe Rinaldi

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