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Se De Magistris batte Vendola: 'Compagni, ora la vostra forza'

L'appello su Twitter di Gigi lo spazzino fa un baffo alla retorica comunista di Nichi: chi a sinistra si eccita con la puzza di rivoluzione

Andrea Tempestini
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Il vento sarà pure cambiato, l'aria sarà anche diventata più pulita, ma a sinistra c'è ancora chi si eccita a sentir puzza di rivoluzione. Lo testimoniano le giustificazioni più o meno accalorate provenienti da più parti per le violenze in atto in Gran Bretagna. Liberazione, il manifesto, il Fatto avevano celebrato  le rivolte generazionali londinesi trascinando con loro anche  Nichi Vendola, che sul Corriere aveva apertamente giustificato i mantenuti arrabbiati dicendo che «si fa male a criminalizzarli», perché testimoniano «fisicamente il proprio disagio».  Non sono passate nemmeno 48 ore e un altro big della sinistra ha dovuto dir la sua, andando oltre le posizioni del presidente della Regione Puglia: Luigi De Magistris. Non ha resistito il sindaco di Napoli  ed è voluto scendere metaforicamente in strada anche lui. Da ex pm manettaro ha messo da parte le sue convinzioni giustizialiste e, per far più bella figura in un campo ancora sconosciuto per lui, ha scavato nel patrimonio culturale del suo amico-collega Nichi. De Magistris ha scelto di citare Antonio Gramsci - che fa sempre figo - e per diffondere il suo pensiero gramsciano ha scelto Twitter. Che fa ancora più figo. «Compagne e compagni agitatevi perché abbiamo bisogno del vostro entusiasmo», ha scritto Giggino, «organizzatevi perché abbiamo bisogno della vostra forza». Un richiamo al suo popolo - quello tinto d'arancio che ne aveva salutato l'elezione a sindaco come l'avvento di un nuovo Rinascimento napoletano - a farsi sentire? Un invito alle masse popolari ad appoggiarlo nella sfida di settembre sulla «rivoluzione ambientale» (porta a porta per 300mila cittadini e addio agli inceneritore)? Ad appiccare gli incendi, però, si rischia sempre di rimanere bruciati. E se non riuscirà a risolvere l'emergenza rifiuti in tempi accettabili (altro che «cinque giorni», De Magistris rischia di trovarsi davvero una Napoli in fiamme. di Antonio Cantoro

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