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L'Italia che non vuole pagare chiede grazia a San Gennaro

Spostarefeste patronali? Napoli s'arrabbia. Evitare ponti? No di Rimini. Poi le categorie. Risparmio sì, ma soltanto per gli altri

Andrea Tempestini
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Tagli di spesa? Risparmi per evitare la bancarotta nazionale? Tutti lì ad annuire, «e certo, è necessario, figuriamoci». Basta però che si tocchino gli interessi di qualcun altro. Per dire: il governo, nella sua sciagurata manovra tutta lacrime e tasse, cerca comunque di limitare l'italianissima abitudine di accorpare giornate di festa e fine settimana, così da ricavarne i cosiddetti ponti che altro non sono che vacanze del tutto immotivate? Ed ecco che il Comune di Rimini s'arrabbia, «a fronte di un dubbio e nebuloso incentivo al lavoro (...dubbio e nebuloso...) si penalizza un diritto (...un diritto...) che mette in moto un motore economico come quello turistico». I ponti vacanzieri come motore dell'economia: surreale. Ed è proprio in queste reazioni, che cercano di salvaguardare il piccolo interesse locale o di bottega, che emblematicamente si concretizza il morbo italico, quello che ha impedito al Paese di tenere il passo. In questo senso, però, a Napoli alzano le mani e tirano in ballo volontà superiori. Sempre a proposito delle festività italianamente irrinunciabili, ecco infatti che t'arriva San Gennaro, con l'evento del sangue che si scioglie. E comunque: si vorrebbero evitare ricorrenze patronali a metà settimana, così magari gli uffici continuano persino a lavorare? Macché, la Diocesi partenopea tuona: «Nessuna manovra politica potrà coartare la volontà del nostro santo patrono!». E insomma, non è che si può spostare il miracolo per decreto, no? E chi glielo dice poi a San Gennaro? Ragion per cui «la solennità religiosa resta fissata per il 19 settembre e per il corrispondente giorno della settimana». Amen. E via così. Le categorie tutte convengono sulla difficoltà-del-momento è però insomma, noi-abbiamo-già-dato. L'Unione Medici s' arrabbia poiché, a loro dire, i camici bianchi della sanità pubblica sarebbero colpiti «eccessivamente e inutilmente». E la Coldiretti Sardegna s'inalbera per la la paventata soppressione dei piccoli Comuni, «ultimo baluardo contro l'abbandono del territorio» - e però mica verrebbero eliminati i paesi, al limite  le inutili strutture burocratiche. Ma tant'è. A questo proposito: solo l'eventualità che a 'sto giro davvero si riesca a diminuire l'inutile sovrabbondanza amministrativa - e comunque non è nemmeno detto  - ha provocato la consueta levata di scudi. Si dice che dovrebbero sparire i Comuni con meno di mille abitanti? Subito dal paese laziale di Filettino, alta Valle Aniene, minacciano: «Ci organizzeremo per diventare principato, a questo punto vogliamo essere autonomi». E a Seggiano, nel Grossetano, contestano le cifre dell'Anci, che accredita 975 abitanti: il sindaco è andato a stanarli casa per casa, immigrati compresi, ed è salito fino a 1.008. Cancellazione scongiurata? Si vedrà. E poi le provincie. Già la paventata cancellazione di quelle con meno di 300mila residenti s'è ammorbidita grazie ai criteri d'ampiezza territoriale, e da 36 si è scesi a 29. In ogni caso, tra i possibili tagliati c'è aria di rivolta.  In Liguria Imperia e Savona, con l'appoggio dei sindaci di Sanremo e Ventimiglia e Loano e Finale, paventano di unirsi a  Cuneo, in vista di un futuro accorpamento con la Costa Azzurra francese. Poi ci sono quelle che chiamano i cittadini alla mobilitazione - fra le altre Rieti, Caltanissetta e Terni, «tutti in piazza, l'ente non si tocca!». Dalla Basilicata il battagliero presidente della provincia di Potenza, che mica per niente di cognome fa Lacorazza, si scandalizza perché «non si può ridurre la regione alla sola provincia di Potenza» - e infatti c'è chi sostiene, noi compresi, che si potrebbe eliminare pure quella. E non poteva mancare l'intervento dell'immarcescibile Clemente Mastella, che si è subito attivato per scongiurare la soppressione della provincia della  “sua” Benevento. In realtà, il lancio di agenzia - «Mastella invita la popolazione alla mobilitazione per superare la soglia dei 300mila abitanti» - si prestava a qualche equivoco, quasi prefigurando una generale e contemporanea dimostrazione erotico-riproduttiva delle coppie sannite nel nome dell'ente da salvare. Poi Mastellone si è spiegato: «Riscrivere la geografia della provincia di Benevento, per esempio annettendo le confinanti Valle Caudina e Valle Alifana». Nel senso: si tagliano le Provincie troppo piccole? E noi le ingrandiamo. Basta saperlo. di Andrea Scaglia

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