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Commissione etica per Penati Così Bersani prova a salvarsi

Ultima carta Pd: condanna "morale" per l'ex numero 2 del segretario. Renzi contro Filippo: "Lasci il consiglio regionale"

Giulio Bucchi
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Ci ha messo un po', ma alla fine il Pd ha capito che il caso Penati è tutto tranne che un caso lombardo. Lo sa bene il segretario Pier Luigi Bersani, che l'ex sindaco di Sesto indagato per tangenti l'ha voluto come braccio destro e difeso a spada tratta, senza mai pretendere le sue dimissioni. Ora, però, è diventato impossibile stare con l'ingombrante Filippo: i pm di Monza lo considerano a capo di un "direttorio finanziario democratico", con tentacoli che arrivano a lambire la giunta milanese del sindaco Giuliano Pisapia. Ci sarebbero state, sostiene l'accusa, pressioni per mettere all'assessorato ai Trasporti un "uomo di Penati", il giovane Piefrancesco Maran, per poter favorire gli affari con l'imprenditore Di Caterina, il grande accusatore del Ràs democratico lombardo. Pisapia protesta: "Nomine trasparenti, non c'è stata alcuna pressione". Ma la figuraccia ormai è servita. Ecco perché il Pd tenta il colpo di reni, blando: una commissione di Garanzia per giudicare Penati. Di fatto, per condannarlo, estrometterlo, far dimenticare a simpatizzanti ed elettori che fino a ieri era uno dei "capoccia" del partito. Ecco, appunto: più che condannare Penati (che nel frattempo si è dimesso già dai democratici) l'obietto di Bersani è salvare se stesso. L'ultimo intervento della illuminata commissione, in verità, non fu particolarmente brillante: ammonirono tre senatori e un deputato per aver criticato la candidatura di Vladimiro Crisafulli, filmato mentre chiacchierava con un mafioso. In attesa del giudizio dei mammasantissima della moralità, a bocciare Penati ci pensa Matteo Renzi: "Deve lasciare il consiglio regionale (dove è ancora presente, fuori dal gruppo Pd, ndr) - piccona il sindaco rottamatore di Firenze -. Se fossi in lui, rinuncerei alla prescrizione". Si può, dunque, salvaguardare la superiorità morale della sinistra? La risposta la dà direttamente Renzi: "Non ci ho mai creduto...".

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