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Sesso con 2 sorelle, se ne vanta La Cassazione: ha fatto bene

Il giudice di pace di Brunico lo condanna per diffamazione, la Corte no: non è reato raccontar prodezze tra le lenzuola

Costanza Signorelli
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Ora. Magari non è proprio sinonimo di stile o galanteria, ma c'è da scommettere: prima o poi tutti gli uomini si sono trovati ad un tavolo a vantare le proprie capriole tra le lenzuola. Del resto come dice Cristina Walters in The sweetest things: "Un buon 70% del piacere del sesso è parlare di sesso". E adesso, a dirlo, è addiritura la Cassazione: valido vantarsi delle proprie prestazioni sessuali. Prezzo da pagare? Solo un pizzico di discrezione sull'identità delle conquiste che, se possibile, non devono essere identificabili. Perchè mai la Corte entra nelle vostre camere da letto? La sentenza della quinta sezione penale della Corte di Cassazione nasce dalla condanna per diffamazione aggravata di un aitante elettricista, reo di aver raccontato agli amici di aver fatto sesso a tre con due sorelle, da cui era stato ingaggiato per fare alcuni lavori di ristrutturazione. Le donne l'avevano denunciato e il giudice di pace di Brunico, Nicoletta Masotti, aveva dato loro ragione condannando il mandrillone. Ma la Cassazione si fa beffa: ma quale reato? Da che esiste il mondo, esiste il pettegolezzo sul sesso, per non parlare del sesso con l'elettricista. Il fattaccio - Pare che l'uomo fosse stato ingaggiato come elettricista in un cantiere di cui le due sorelle erano le committenti. Secondo il racconto di uno dei testimoni chiave, pare anche che il ragazzotto abbia subito notato, da vero intenditore, una certa disponibilità e simpatia da parte delle due donne. Appurato l'interesse, il 'matador' non ha agito d'istinto: ha ponderanto la situazione e ha iniziato, con parsimonia, a concedersi alla prima donna. Così facendo ha attirato l'attenzione della seconda che, col passare dei giorni, non gli ha più resistito. E così: prima una, poi l'altra e infine tutte due insieme. Il mandrillone entusiasta per il colpaccio, trovandosì a cena con amici, non ha esitato a raccontare la prodezza che anche per lui, seppur elettricista, aveva dell'incerdibile. Quattro risate e morta li. E come poteva sapere infatti che uno dei commensali, il meno conosciuto, fosse parente proprio delle due sorelle? Quest'ultimo, dopo alcuni mesi, ha informato lo zio dell'accaduto il quale ha deciso di sporgere querela, in quanto era stata lesa la reputazione della famiglia. Il giudice di pace, sentita la storia e acquisita la testimonianza di uno dei commensali, non ha avuto dubbi e ha condannato l'artigiano per diffamazione aggravata. L'elettricista, però non ha mai accettato la decisione ed è ricorso in Cassazione. La Corte Suprema gli ha dato ragione e ha annullato la sentenza, visto che l'uomo aveva fatto solo i nomi delle interessante senza menzionare i cognomi né il luogo esatto degli incontri erotici.

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