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Condannata madre protettiva "Blocca la crescita del bimbo"

La Cassazione: un anno e 4 mesi di reclusione. La donna è accusata di riempire di cure e attenzioni il figlio che inibiliscono la crescita

Lucia Esposito
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Una mamma è stata condannata a anno e 4 mesi di reclusione perché riempiva di cura e attenzioni il figlio ritardandone lo sviluppo. Condannato anche il nonno del ragazzino. Per la Suprema Corte "l'iperprotezione e l'ipercura" costituiscono reato di maltrattamenti. Il bambino di questa vicenda non aveva ancora compiuto i sei anni. Senza successo, dunque, la signora Elisa G., mamma del bimbo, e il nonno materno, Giggetto G., hanno protestato, in Cassazione, contro la condanna per maltrattamenti inflittagli dal gup del tribunale di Ferrara nel 2007 e poi confermata anche dalla Corte di Appello di Bologna. A loro avviso tutte le cure delle quali circondavano il bambino non poteva essere equiparate al comportamento di chi veramente usa violenza nei confronti dei minori o li manda per strada a chiedere l'elemosina. Tra l'altro il loro figlio e nipote stava benissimo e non si era mai sentito una vittima. In sostanza, secondo la linea difensiva, di Elisa e Giggetto "gli atteggiamenti di iperprotezione o di ipercura, lungi dal costituire i maltrattamenti, integrano la ripetizione di condotte che nascono come positive e certo ispirate da intenzioni lodevoli, salvo poi riverberare effetti negativi su chi tali condotte subisce a causa della loro eccessiva e patologica esasperazione". Per questo, con il ricorso ai supremi giudici, si chiedeva l'assoluzione di mamma e nonno. Ma la Suprema Corte - con la sentenza 36503 - ha bocciato il reclamo sostenendo che è possibile che "inizialmente la diade madre-nonno possa avere agito in buona fede, sia pur secondo una falsa coscienza, nella scelta delle metodiche educative e nella accurata attenzione ad impedire contatti di ogni tipo al bambino, isolandolo nelle sicure "mura domestiche" in seguito hanno sbagliato nel perseverare dopo che c'erano stati ''ripetuti sinergici interventi correttivi di una pluralita' di esperti''. Era stato il padre del bambino, separato dalla madre, a lanciare l'allarme per la situazione nella quale viveva suo figlio con la mamma e il nonno. Il bambino, infatti, era stato educato ha respingere e rifiutare anche i contatti con la figura paterna. A causa degli atteggiamenti di mamma e nonno che tendevano a trattare il bambino come se fosse piu' piccolo dell'eta' che aveva, il bambino aveva anche difficoltà  a camminare.

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