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Lo sport che unisce il mondo Ficcare il naso nei nostri guai

In prima linea l'agguerrita stampa inglese, ma non si esime nemmeno Obama. Sarkò da record: vuole fare il mediatore a Roma

Andrea Tempestini
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C'è un nuovo sport che unisce il Vecchio Continente, dalla Torre Eiffel fino alle steppe siberiane, ma che comincia a spopolare anche fuori da confini europei, suscitando l'entusiasmo degli Stati Uniti. Il nuovo passatempo è ficcare il naso negli affari italiani e nella crisi di governo, che secondo illuminati commentatori ed èlite politiche sarebbe legata a doppio filo con le difficoltà di eurolandia e con la tempesta economica, come se il fragoroso crollo di Atene, in uno scacchiere così complesso, fosse periferico rispetto alle scosse politiche che hanno il loro epicentro a Roma. Le bordate del Times - Chi si è spinto più in là nell'illustrare un teorema francamente bislacco stringe attorno alle spalle l'Union Jack, la bandiera del Regno Unito. Il Times guarda in casa nostra, lo fa senza pudore, e spara una sentenza iperbolica, bollando il dimissionario Silvio Berlusconi come "l'uomo del pericolo", colui il quale "ha cercato di far crollare l'euro". Follia: il Cavaliere come una sorta di terrorista finanziario. E' cosa nota, però, che la stampa inglese non abbia in particolare simpatia il premier, tanto che anche il Financial Times, pur utilizzando toni meno barricaderi, si è spinto in un'analisi che - tra le righe - pare voler spiegare la fine di una dittatura. Il foglio della City londinese, fine conoscitore delle italiche dinamiche, spiega in buona sostanza che gli abitanti del Belpaese attendono prima di "festeggiare" il tramonto del Cav, poiché l'uomo è tanto potente e influente nella vita economica del Paese che, come il proverbiale gatto dalle sette vite, potrebbe ancora giocarsi qualche cartuccia. Potrebbe ancora di fatto essere il 'Grande Vecchio' che muove i fili del Paese. Economist, vecchio nemico - La stampa british, coesa, spinge per il governo tecnico di Mario Monti, e vien da chiedersi in base a quale autorevole conoscenza della nostra politica. Per completare la rassegna degli attacchi provenienti da oltre Manica non si può non citare l'Economist, la più agguerrita delle pubblicazioni anti-Cav nel Regno Unito. Dopo una pletora di ridonandati copertine dedicate all'uomo unfit, inadatto, a guidare il Paese, come la fanzine degli hooligan di una sqaudra di calcio inglese esulta per le dimissioni del Cavaliere. Nemmeno fosse il gol fantasma di Geoffrey Hurst nel mondiale del 1966. Con un successivo sussulto di obiettività l'Economist ha parzialmente cambiato traiettoria. Ben inteso, continuano ad esultare in redazione, ma spiegano anche che "la crisi non è colpa del premier" (e parimenti continuano a dilettarsi nello sport del guardare-in-casa-Italia). Anche il foglio conservatore di Rupert Murdoch, il Wall Street Journal, ha spiegato ai suoi lettori che  certo, Berlusconi ha le sue colpe, ma non si può scaricare l'intero peso della crisi del debito europea sulle sue spalle. Sarkozy Bonaparte - Ma arriviamo alla più comicamente strepitosa e straripante delle interferenze non richieste.  A cavallo del suo ronzino, Sarkozy Bonaparte ha idealmente valicato le alpi e si è lanciato oltre confine. In verità si è avvicinato a Napolitano grazie alle distanze rarefatte dall'etere, ovvero con una telefonata in cui Nicolas ha assicurato di avere "fiducia nell'Italia". Ma non solo. Nicoals, posseduto da un insopprimibile complesso di superiorità, si è offerto a Giorgio Napolitano come grande mediatore nella politica italiana, come l'uomo giusto per convincere tutti - Lega Nord in primis, vien da chiedersi come possano interloquire Sarkò e Umberto Bossi - a stringersi attorno al nome del supertecnico Mario Monti. Un comportamente talmente sfacciato che anche il moderato Corriere della Sera ha trovato giusto spendersi in un commento in cui il comportamento del premier francese viene duramente stigmatizzato. Anche Sarkò, insomma, non riesce a esimersi dal nuovo sport transplanetario, che ha coinvolto anche Barack Obama: il presidente Usa ha ritenuto necessario esprimersi a favore di un governo tecnico per poi sottolineare che, "certo, l'Italia va molto meglio della Grecia". Super Putin - Menzione d'onore, infine, per Vladimir Putin, che partecipa al passatampo del guardare-in-Italia ma, contro tutti, si schiera senza indugi al fianco del Cavaliere, "uno dei più grandi uomini politici europei". Anzi, prosegue il presidente russo, "uno degli ultimi mohicani della politica". Con queste parole Putin ha definito il suo amico Berlusconi, venerdì sera di fronte agli esperti internazionali del club di Valdai. "Il fatto che era al potere - ha chiosato Vladimir - era senza alcun dubbio un beneficio per l'Italia, era un fattore di stabilità interna, nonostante gli scandali pubblici sul tema ben noto", ossia gli scandali in salsa piccante che hanno tormentato negli ultimi anni il Cavaliere.

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