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Il Molleggiato non salta più... Solo mille a sentire Celentano

A Genova il concerto pro-alluvionati si trasforma in un flop per Adriano: a sentirlo cantare dopo 16 anni ci vanno in pochi

Andrea Tempestini
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Celentano che canta dal vivo dopo 16 anni di assenza dal palco e dopo quattro anni di lontananza dalla tv? Si salvi chi può, gente che si spintona, numeri da Festival di Sanremo. Macché.  Purtroppo i tempi cambiano anche per Celentano. L'uomo dai dieci-dodici milioni di telespettatori (Rockpolitik), nella sua prima apparizione dopo anni, ha cantato Il ragazzo della via Gluck ma ha raccolto intorno a sé solo mille e cinquecento persone. Una più una meno. Pochine, eh. Sono arrivate al palazzetto di Genova, il PalaCep, una struttura-pista di pattinaggio senza posti a sedere ma che può contenere fino a 3mila persone, tante ne avevano richiate i  Subsonica nell'estate dello scorso anno. Celentano ne ha fatti la metà. La metà dei Subsonica. Forse il concerto genovese è stato una sorpresa, Celentano è stato poco pubblicizzato, oppure è vera un'altra cosa.  È una bestemmia dire che Celentano oggi non graffia più? Dire che nonostante il tentativo, a 73 anni, di fare  il “giovane” con l'approdo su Facebook  (anche con i suoi 200.000 fan è  lontano dai 2.000.000 di seguaci di Vasco Rossi, per esempio), nonostante il nuovo disco, oggi il guru di Galbiate abbia poco appeal nell'attirare le grandi folle? E che magari se gli organizzatori avessero chiamato i Modà o Alessandra Amoroso la partecipazione sarebbe stata più calorosa? Chissà... CON GRILLO Peccato, la notizia non fa piacere perché sabato la serata-concerto era dedicata alla beneficenza. Celentano, Beppe Grillo, Gino Paoli e Biagio Antonacci si si sono raccolti per un evento  a favore delle vittime dell'alluvione che il 4 novembre ha devastato un quartiere di Genova. L'attesa era tanta, il Molleggiato non  cantava in pubblico da 14 anni, con l'eccezione della schitarrata per il  centenario dell'Inter  festeggiato con il presidente Moratti nel 2008. Eppure,  come ha voluto sottolineare Grillo, «Celentano ha detto no a Fiorello e 12 milioni di spettatori per venire a Genova» (anche se francamente non vediamo il nesso tra le due cose visto che Fiorello è al lunedì e il concerto benefico è stato sabato). Celentano ha rinunciato alla Rai e lo ringraziamo anche un po', noi mortali, sennò  ci sarebbe toccato l'immancabile sermone televisivo che invece Adriano ha regalato al pubblico di Genova. «I giovani non possono sognare perché sono schiavi degli immobiliaristi, degli imprenditori, degli industriali che quando perdono un centesimo di profitto non hanno scrupolo a lasciare a casa migliaia di operai». E poi: «Non potete sognare per la destra corrotta colpevole di aver massacrato l'Italia e per la sinistra che quanto a corruzione non ha niente da invidiare alla destra». Non possiamo non pensare che forse l'illuminato pensiero del «re degli ignoranti» interessi meno. Lui stesso ha ammesso che la Rai non fa più carte false per averlo. In una recente intervista fa capire che i motivi sono politici, «la Rai che preferisce stare alla larga da me. E da un certo lato (perverso) devo dire che la capisco. Ragionando dal loro punto di vista, fanno bene a tenermi lontano». Forse i suoi silenzi, tutto sommato, sono troppo costosi e magari non così imperdibili.  Chiudendo queste riflessioni televisive, cogliamo l'occasione per fare una domanda al Molleggiato che ci assilla da un po'. Ma quando cavolo va in onda la serie animata su Sky che lo vede protagonista? Sono due anni che l'annuncia ma non vede mai la luce. A costruire il Colosseo ci avevano messo meno tempo. Vabbè. SIAE POLEMICA Tornando all'evento di Genova, Beppe Grillo aveva innescato una polemica contro la Siae, accusata di pretendere il 10% degli incassi. Ma arriva la smentita. «La Siae non ha chiesto nulla per la serata di solidarietà agli alluvionati tenuta ieri sera al Palacep di Genova Voltri e alla quale hanno partecipato gratuitamente Adriano Celentano, Gino Paoli, Beppe Grillo e Biagio Antonacci». La Siae, prosegue la nota, «attende - come era stato spiegato al manager del signor Grillo che evidentemente non ha capito - le dichiarazioni relative all'esibizione gratuita degli artisti e quelle relative alla destinazione benefica dei proventi. In quel momento e solo allora applicherà un abbuono fino al 90% delle spettanze di diritto d'autore e quindi di fatto chiederà circa l'1% dell'incasso complessivo». «Spiace dover ricordare che questo avviene in applicazione delle regole che i suoi associati (tra cui lo stesso Grillo) si sono dati. Prendiamo atto con dispiacere degli insulti che Grillo rivolge, di fatto, a se stesso e ai suoi colleghi». Cosa aveva detto Grillo alla Siae? Il suo solito «vaff...». di Alessandra Menzani

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