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Pdl in pressing su Monti: Stop ai diktat di Merkel e Sarkò

Gli Azzurri chiedono a Monti di fermare le imposizioni europee e di tenere a freno i ministri poco tecnici e molto politici

Andrea Tempestini
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«Basta leggere sui giornali qual è la linea del governo». Il Pdl chiede di essere coinvolto nelle scelte che vengono prese a Palazzo Chigi in tema di economia. Via dell'Umiltà vuole essere consultata prima che le misure entrino in consiglio dei ministri, prima che i provvedimenti dell'esecutivo arrivo in Parlamento. È la posizione che mercoledì sera Silvio Berlusconi aveva anticipato ai senatori («Accordo preventivo con il premier o noi non ci stiamo»). Discorso fatto ieri, al diretto interessato, dai dirigenti del Popolo della Libertà. Sono le 8 del mattino quando Mario Monti riceve a Palazzo Chigi il segretario del Pdl Angelino Alfano. Con lui ci sono i capigruppo Maurizio Gasparri e Fabrizio Cicchitto. «Siamo il gruppo numericamente più grande della maggioranza» e, nella fase due dell'azione del governo tecnico, i berluscones vogliono far pesare la propria stazza parlamentare. Ma soprattutto il Pdl ha chiesto a Monti di «tenere a freno» quei ministri che «stanno interpretando in maniera troppo politica il proprio mandato». Il riferimento era chiaramente rivolto alla Fornero e  a Riccardi. Il Professore? Alfano, Gasparri e Cicchitto si sono trovati di fronte un Monti molto disponibile alle richieste di maggior coinvolgimento. L'ex commissario europeo sembra intenzionato a intrecciare un rapporto più intenso con i due principali attori parlamentari della maggioranza, Pdl e Pd. «Abbiamo chiesto al governo di stimolare la crescita e lavorare per fare sentire più forte la voce dell'Italia in Europa», ha spiegato  Alfano sintetizzando l'ora di colloquio a Palazzo Chigi. Il Pdl ha insistito molto con Monti perché lavori per disarticolare l'asse franco-tedesco. «È un direttorio che va superato», spiega Cicchitto, perché «rischia di infilarci in un meccanismo recessivo senza termine». Gasparri ha criticato «la nuova politica fiscale europea», che comporterà «un trasferimento di sovranità» da Roma a Bruxelles, imponendo al Belpaese ritmi di rientro dal debito pubblico insostenibili. L'Italia può affrontare i sacrifici, ha puntualizzato Alfano, ma solo se a chiederli è la Commissione europea. Non possono essere due Stati - Francia e Germania  - a imporli. L'ex Guardasigilli ha poi insistito con il presidente del Consiglio chiedendo misure che rilancino la crescita. Niente più tasse, ma liberalizzazioni. Che non sono quelle ipotizzate nella manovra “salva Italia” e mirate  verso questa o quella categoria: «Ci vuole un piano organico che tocchi energia, trasporti, servizi pubblici locali», ha chiarito Gasparri. Infine c'è la questione dell'enorme debito pubblico. A margine del incontro Monti-Pdl è arrivata una proposta shock di Carlo Giovanardi: un prestito forzoso a carico dei cittadini, con l'obbligo di acquistare titoli di Stato, in modo da recuperare subito 400 miliardi di euro e portare il parametro debito/Pil sotto il 100 per cento.  A fine colloquio, Alfano è andato via abbastanza soddisfatto. La sensazione, poi riferita  al Cavaliere (raggiunto telefonicamete a casa, ad Arcore), è che il quadro politico vada stabilizzandosi. «Alla fine è possibile che si arrivi al 2013 con questo governo», ha confessato Silvio agli amici che l'hanno sentito per gli auguri di Natale, tra questi il segretario repubblicano Francesco Nucara. «Però vediamo», la situazione ha troppe variabili per esibire certezze: «Io», aggiunge il Cavaliere salutando, «mi preparo a ogni evenienza».   di Salvatore Dama

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