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Facci: Maledetto sia il 2011 Non ci resta più nessuno

E' terminato l'anno dei morti celebri: da Jobs a Gheddafi fino a Sic. Ma non sono tutti uguali: vi manca Kim Jong-il?

Andrea Tempestini
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Nel 2011 è morta un sacco di gente. Un sacco di gente, in realtà, è morta ogni anno: ma invecchiare significa accorgersene progressivamente sempre di più, e mettiamola così: esiste un peso «ufficiale» che riguarda le morti più celebri ma c'è un peso specifico, poi, che riguarda le morti che hanno toccato la personalissima traiettoria della nostra personalissima vita. Ecco: sono quest'ultime le morti che spesso ci lasciano più attoniti e spiazzati. La morte del leader coreano Kim Jong-il, per capirci, ha riguardato milioni di persone, perché è un personaggio che ne ha influenzato pesantemente l'esistenza quotidiana e che può modificare gli equilibri geo-politici dell'Asia intera: ma alla maggior parte di noi - italiani, europei - in concreto gliene frega meno di zero, al pari dell'esistenza in vita, prima di lui, di Kim Il Sung. È possibile che la nostra vita sia stata molto più influenzata dalla morte di Sergio Bonelli, uno che in Corea o altrove, magari, non hanno mai neppure sentito nominare: e che però è possibile che abbia toccato e influenzato ore o giorni delle nostre esistenze. Bonelli è stato è l'inventore o il reinventore di fumetti straletti da milioni di persone come sono e restano Tex, Zagor, Mister No, Dylan Dog, Ken Parker, Nathan Never e altri ancora. Non so voi, io ho passato ore intere coi fumetti di Bonelli, e non credo di aver pensato altrettanto intensamente a Kim Jong-il. L'esempio è cretino, ma rende l'idea.Il peso «ufficiale» di altre morti celebri, allo stesso modo, si accompagna a casi ufficialmente minori ma che per noi non appaiono minori per niente. Certo, il 2011 è stato l'anno in cui sono morti Muammar Gheddafi, caduto con il suo regime in Libia, e il citato dittatore nordcoreano Kim Jong-Il. E Gheddafi, come dire: è uno che c'è sempre stato, che aveva anche forti rapporti storici ed economici col nostro Paese, non ce ne sarà un altro. Era un genere di leader rivoluzionario che storicamente non fabbricheranno più. Ma il 2011 è stato soprattutto l'anno dell'uccisione dell'uomo forse più ricercato di tutti i tempi, Osama bin Laden: un personaggio che, lui sì, ha influenzato smaccatamente le nostre vite quotidiane, il nostro modo di muoverci e viaggiare, le nostre opinioni politiche, il nostro rapporto col prossimo e con la civiltà in cui viviamo. Ha influenzato e causato migliaia di morti, attentati terroristici, insomma, non va neppure spiegato. Uno come l'indiano Sathya Sai Baba, invece, era il santone più famoso del mondo ma moltissimi probabilmente ne ignoravano l'esistenza: nonostante fosse riverito come un capo di Stato e nonostante l'aereo governativo italiano, a metà degli anni Ottanta, deviò dalla rotta ufficiale perché Bettino Craxi voleva assolutamente conoscere il santone.  Ma è probabile che la maggior parte di noi abbia ben più presente chi fosse il Tenente Colombo, alias Peter Falk, morto in giugno. Tanti altri avranno passato ore interminabili in compagnia dei film con Liz Taylor, morta in marzo, e chissà quante avranno letto infiniti articoli rosa su uno dei suoi otto matrimoni. Pensate altrimenti a uno come Socrates, un qualsiasi calciatore brasiliano - benché bravissimo – che tuttavia decine di milioni di italiani, incollati al teleschermo, trasformarono nell'uomo più odiato del Paese quando segnò contro gli Azzurri nella celebre Italia-Brasile 3-2, quella che nel 1982 anticipò la vittoria dei Mondiali. Una celebrità effimera ma più spumeggiante di quella di un grandissimo pugile, ma ormai antico, come Joe Frazier. Tutta gente scomparsa quest'anno, come la musicista Amy Winehouse o il giovanissimo motociclista Marco Simoncelli. C'è gente di cui magari abbiamo discusso per ore, o per mesi, e che quest'anno è sparita nell'indifferenza. Maria Schneider, quella dell'Ultimo Tango. John Barry, di cui voi tutti conoscete almeno una decina di musiche (perlopiù da film) senza sapere che fossero sue. E quanti film di Sidney Lumet avete visto, ignari? E' il regista di Quinto Potere, Il verdetto, Serpico, Assassinio sull'Orient'Espress, La parola ai giurati e mille altri. Le nostre vite, del resto, sono state influenzate assai più dalla televisione e quindi da uno come Biagio Agnes (storico dirigente Rai, morto in maggio) piuttosto che da politici pure morti quest'anno, come Mino Martinazzoli, Remo Gaspari o Filippo Mancuso. Ma sono questioni soggettive. Molti giurerebbero che la morte di Vaclav Havel, primo presidente della Repubblica ceca, sia poca cosa se paragonata a quella di di Steve Jobs della Apple: ma sono discorsi assurdi, appunto. Ciascuno, alla fine, parla sempre dell'orticello suo, compresi noi giornalisti che quest'anno abbiamo perso Giorgio Bocca, Giuseppe D'Avanzo, Lietta Tornabuoni e chissà chi altri coi quali abbiamo polemizzato per ore, inutilmente. di Filippo Facci

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