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Gas, come far calare la bolletta

Nel 2011 in Italia il quinto gas più caro della Ue a 27, con la manovra di Monti faremo peggio solo di Danimarca e Svezia. Priorità alle edicole?

Andrea Tempestini
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Armiamoci e liberalizzate. Un ritornello ripetuto tante, troppe volte. Nell'agenda politica di Mario Monti sono previste azioni che andranno a incidere sul mercato dei taxi, delle farmacie e sulle edicole. La scure, insomma, non andrà ad abbattersi di certo su lobby e corporazioni. Tra i diversi settori e le categorie sulle quali non si ha intenzione di agire c'è anche quello del gas. La fattispecie è stata confermata in televisione dal sottosegretario Antonio Catricalà, che ha spiegato come non sia "una priorità" la separazione tra Eni e Snam. Forse non si tratta di una priorità per il governo, ma un regime di maggiore concorrenza sul marcato del gas sarebbe sicuramente cosa gradita, soprattutto per le tasche degli italiani che potrebbero trovarsi nella casella della posta bollette meno salate. Le premesse - Prima di addentrarsi in un confronto più preciso tra gli importi delle bollette del gas nel Vecchio Continente sono necessarie due premesse. La prima: nell'indice delle liberalizzazioni, dove 100 equivale al 'top', l'Italia si trova a quota 62 punti per quel che riguarda il gas naturale e a 72 punti per il mercato elettrico rispetto all'Inghilterra, il Paese più 'liberal' nei due settori. Si tratta, per il Belpaese, di due delle tre aree più liberalizzate (la terza è quella dei servizi finanziari, a quota 69 rispetto alla Svizzera). Ma nonostante un gap non disastroso - seconda considerazione - rispetto al Regno Unito la nostra bolletta del gas è superiore del 50% (rilevazioni dell'Istituto Bruno Leoni). Facile comprendere che questo settore del mercato energetico italiano porti in seno delle storture che potrebbero essere risolte rafforzando la concorrenza. Il confronto europeo - La media standard europea del consumo di gas è di circa 5.600-6.000 KWh. Ad influire sul prezzo della materia vi sono tasse e accise, Iva e il prezzo netto del prodotto applicato dagli operatori. Si scopre così che nell'Unione Europea a 27 (la cui spesa media è di 57 centesimi per KWh), nel 2011 una famiglia italiana ha pagato quasi 70 centesimi per Kwh. La spesa ci pone nella poco lusinghiera posizione del quinto paese col gas più caro d'Europa. Peggio di noi fanno solo Danimarca e Svezia (la spesa è di circa 1 euro per KWh, ma dove vige il welfare state il peso della componente tasse e accise - pari al 49% del costo finale -  fa schizzare i costi), e Olanda a Austria, con una spesa di poco superiore a quella italiana. I paesi più virtuosi sono Romania, Turchia e Croazia, dove il prezzo del costo del gas oscilla tra i 28 e i 38 centesimi per KWh. Sul costo finale del gas, in Italia l'Iva pesa per due terzi, il restante terzo si divide tra tasse e accise e prezzo netto, con un netto sbilanciamento a favore delle tasse (le quarte più alte nell'intero Vecchio Continente). Per concludere le comparazioni, si possono citare i casi della Spagna (57 centesimi a KWh) e quello del Regno Unito (41 KWh). Nel 2012 costo alle stelle - Il costo del gas in Italia negli ultimi dieci anni, nonostante i primi timidi tentativi di liberalizzare, ha continuato la sua corsa verso l'alto. Uno studio diffuso dalla Cgia di Mestre nello scorso dicembre ha sottolineato come nell'ultimo decennio costo sia lievitato del 43,3 per cento. Contrastati i corsi degli ultimi anni: nel 2009 il gas era arrivato a costare 76 centesimi per KWh (rispetto ai 70 centesimi del 2011). Ma nel 2012, appena iniziato, a causa degli effetti della manovra varata dal governo di Monti, il rincaro dei prezzi sarà del 2,7%, e porterà in linea teorica il prezzo della materia a circa 72 centesimi per KWh. In soldoni, eccetto i già citati Paesi in cui vige il welfare state, avremo il gas più caro d'Europa (scalzando Olanda e Austria dalla terza e quarta posizione). Un motivo per il quale, nonostante la situazione non disastrata del settore, forse il sottosegretario Catricalà e l'intero governo invece di respiongerla dovrebbero prendere in considerazione l'ipotesi di mettere mano anche al mercato del gas, liberalizzando in maniera profonda il settore degli energetici e dimenticandosi tassisti ed edicolanti. di Andrea Tempestini

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