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Il Pd sbatte fuori il rutelliano che ha rubato 13 milioni

Luigi Lusi vuole patteggiare un solo anno di pena per il furto alla Margherita: richiesta rifiutata dai pm di Roma

Andrea Tempestini
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Il senatore del Partito Democratico, Luigi Lusi, indagato per aver stornato 13 milioni di euro provenienti da rimborsi elettorali e finiti in un appartamento di lusso, in una villa e in diversi bonifici in Canada, ha chiesto il patteggiamento. Lusi ha proposto ai magistrati romani un anno di pena: una richiesta piuttosto leggera, a fronte della cifra monstre sottratta alle casse del partito (l'allora Margherita). Il procuratore aggiunto Alberto Caperna e il pm Stefano Pesci non hanno ritenuto la proposta sufficientemente congrua. Nel frattempo l'ufficio di presidenza del gruppo Pd al Senato ha espulso il sentaore dal gruppo: secondo quanto si è appreso, Lusi era stato invitato a dimettersi, ma dopo aver negato il passo indietro il gruppo all'unanimità ha deciso l'espulsione. Si tratta sulla restituzione - Sul fronte giudiziario, il patteggiamento tra il democratico e la procura di Roma, potrebbe chiudersi con una condanna a due anni di reclusione con sospensione condizionale della pena. Il reato di appropriazione indebita aggravata prevede come pena massima una reclusione di tre anni: il pool capitolino potrebbe concedere uno sconto di qualche mese a Lusi a in base all'entità della somma che verrà da lui restituita. Si continua così a trattare per la restituzione dei soldi sottratti da quello che dalla Margherita era considerato un tesoriere di assoluta fiducia. Lusi, fedelissimo di Francesco Rutelli, ha subito ammesso i molteplici prelievi e ha depositato in procura una bozza di fidejussione bancaria per coprire circa cinque milioni di euro. Il senatore ha dichiarato di non essere in grado di restituire una cifra superiore. In pubblico, da parte di Lusi, per ora non è arrivata nemmeno una parola: "Non posso ora fare dichiarazioni - ha spiegato -. Adesso è doveroso il rispetto del segreto istruttorio e, conseguentemente, non fare dichiarazioni nel merito".      

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