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Mughini Il mio atto d'accusa contro Alemanno Sindaco alpinista che scivola su due fiocchi

Emergenza neve a Roma: è tutta una questione di sale. Fin dal lontano 1985

Andrea Tempestini
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È tutta una questione di sale. Poco meno di trent'anni fa, nel 1985, quando sull'Italia venne giù una catasta di neve e Milano tenne botta decentemente laddove Roma era al disastro esattamente come in queste ore, sulla prima pagina di un quotidiano milanese il “nordista” Guido Gerosa e il sottoscritto “sudista” ci scambiammo pareri divergenti su quanto il nord fosse abissalmente diverso dal sud. Guido (che non c'è più e che io rimpiango) scrisse che sarebbe bastato un po' di sale da far spargere ai portinai attorno ai caseggiati, com'era avvenuto a Milano, e laddove a Roma di quel sale non s'era visto nemmeno l'ombra ed era stata la paralisi e il caos, né più né meno di quella che avete vissuto tutti in questi ultimi due giorni. A quel tempo ero molto meno convinto di oggi che le due metà d'Italia fossero irrimediabilmente diverse, e cercai di replicare con qualche argomento tipo che a Roma la neve era un nemico eccezionale e rarissimo e dunque difficile da contrastare: ma che non per questo l'Italia non era un Paese unico e che doveva restare coeso. Di certo nel 1985 di sale a Roma non se n'era visto nemmeno l'ombra. Esattamente come in queste ore e in questi giorni. Nemmeno l'ombra. Il sindaco di Roma, Gianni Alemanno, se la prende adesso con le previsioni meteo sbagliate della Protezione Civile, e addirittura invoca la costituzione di una Commissione che ne indaghi le malefatte perché a suo dire quelle previsioni lasciavano credere che di neve ne sarebbe caduta su Roma in tutto e per tutto una quantità irrisoria pari a 35 millimetri, nemmeno di che ricavarci una palla di neve con cui fare giocare i bambini. Il direttore della Protezione civile, Franco Gabrielli, ha immediatamente replicato che i 35 millimetri giornalieri di cui parlava il loro Centro Funzionale è un'indicazione relativa al precipitato di acqua e che 1 millimetro di acqua significa un centimetro di neve. E dunque i 35 millimetri di acqua pronosticati dalla Protezione Civile diventano 35 centimetri di neve, esattamente lo strato di neve che da venerdì pomeriggio a sabato mattina s'è depositato sulle strade di Roma paralizzandola. Risentito delle accuse di Alemanno, Gabrielli parla apertamente di una città impreparata ad affrontare l'emergenza neve. Né più né meno che nel 1985. Qualche blog ha parlato a tal proposito di «figuraccia» del sindaco. Un mio amico che ama le battute di spirito, dice che per essere uno che si proclama un valoroso scalatore di montagne Alemanno è annegato in una pozzanghera di acqua mista a neve. Tanto le previsioni lo dicevano chiaro e netto che su Roma stava abbattendosi la bufera, che già giovedì 2 febbraio s'era svolta una riunione del Comitato Operativo della Protezione civile cui il sindaco Alemanno aveva partecipato di persona. Una riunione dalla quale era emersa chiaramente l'entità della minaccia bianca che stava per colpire in volto la Capitale, e tutto questo è agli atti. Non c'erano i soldi di che comprare i pacchi di sale o di che dotare di catene la gran parte dei bus? Basta dirlo, che la capitale d'Italia a questo è ridotta. Basta dirlo che o su Roma arriva il sole o non c'è scampo. Ora come trent'anni fa. Datemi una nevicata di quattro o cinque ore e vi sconvolgerò Roma peggio di quanto ci siano riusciti a suo tempo i barbari che venivano dall'Est. Era un'apocalisse già nel pomeriggio di venerdì, dopo quattro o cinque ore di neve. Due amici che dai Parioli dovevano venire a cena a casa mia (Monteverde) i quali mi telefonano dicendo che non sarebbero stati in grado di fare nemmeno un metro da quanto era alta la montagna di neve che circondava il loro albergo e contro la quale non c'era niente da fare. Un altro mio amico che per ragioni di lavoro al pomeriggio del venerdì si trovava in centro e se ne doveva tornare a casa, siccome non c'era traccia sulla terra di taxi o bus, s'è fatto a piedi i 5-6 chilometri del caso. Alle cinque del pomeriggio di venerdì la buona parte dei bus aveva alzato bandiera bianca, privi com'erano la gran parte delle catene anti-neve, e si sono ritirati nei loro depositi, esattamente come s'erano ritirate le truppe francesi incalzate dai panzer tedeschi nel maggio 1940. E tutto questo mentre il vicesindaco di Roma, Sveva Belviso, affermava nel pieno della bufera e senza tema di sprofondare nel ridicolo che la città stava reggendo alla «prova neve». di Giampiero Mughini

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