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Assistenza ai non vedenti: Monti vuole tagliare pure lì

Tecnici sotto accusa. Associazione ciechi scrive al premier: "Con il decreto salva Italia a rischio pure i benefici fiscali"

Nicoletta Orlandi Posti
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«Signor presidente, con il decreto cosiddetto “salva Italia”, il suo governo vuole mettere in discussione quelle provvidenze che, frutto di lotte e sacrifici, costituiscono il mezzo per fronteggiare le difficoltà che un disabile affronta quotidianamente».  È un passaggio della lettera aperta inviata al premier Mario Monti da Giuliano Frittelli, presidente l'Unione italiana ciechi (Uic), che svela come la manovra di dicembre chieda ai diversamente abili il «doppio dei sacricifi richiesti agli altri».  Sotto accusa c'è l'articolo 5 del decreto, quello relativo all'Isee (indicatore della situazione economica equivalente). L'Isee - che si ottiene da somma di  patrimonio e reddito rispetto, ponderata rispetto alla composizione del nucleo familiare - è strumento usato da tempo per stabilire l'accesso ad alcune  prestazioni sociali agevolate. Facevano eccezione le prestazioni destinate ai diversamente abili (fornite a prescindere dal reddito) e gli assegni di invalidità (non conteggiati come disponibilità economica). Con l'articolo 5 del decreto “salva Italia” queste tutele spariscono. Colpo di spugna - La manovra Monti (legge 214/2011) attribuisce alla Presidenza del Consiglio la facoltà di rivedere i criteri dell'Isee entro il 31 maggio 2012. Non solo. Essa stabilisce che lo stesso Isee potrà essere applicato anche alle agevolazioni fiscali e alla concessione delle provvidenze assistenziali (quindi anche alle pensioni di invalidità civile e alle pensioni sociali). A chi supererà la soglia stabilita – il limite deve essere fissato tramite un altro decreto - non verranno più riconosciuti benefici fiscali, servizi sociali agevolati, prestazioni assistenziali. In questo modo, attacca il presidente dell'Uic, si afferma la «volontà perversa dello Stato di negare ai disabili la possibilità di emancipazione e di crescita privandoli, insieme alle loro famiglie, di un supporto economico indispensabile». Frittelli chiarisce che i disabili sono consci del fatto che il Paese stia attraversando una grave crisi economica. «Come cittadini, siamo pronti a fare la nostra parte di sacrifici, purché ripartiti equamente». Il problema, però è un altro: «Il decreto vuole mettere in discussione l'indispensabilità delle provvidenze per i disabili condizionandole a criteri di carattere reddituale(...), ma si tratta di “benefici” che non hanno un valore reddituale, ma tendono a supplire i servizi carenti o inesistenti,  in ossequio a quanto sancito dalla Costituzione». Dunque, non solo gli ipovedenti, ma tutte le persone affette da un handicap - questo l'allarme contenuto nell'appello a Monti - «pagheranno la crisi economica sia come cittadini, sia come disabili, vedendosi privare di quei mezzi economici attraverso i quali oggi possono tentare di far fronte a molti dei loro problemi». "Eccovi la tessera" -  Il disagio, sempre più forte tra chi vive il problema della disabilità, ha dato vita un'azione partita su Facebook che, grazie alla rete, sta coinvolgendo centinaia di famiglie, pronte a unirsi alla protesta attraverso lo stesso gesto: inviare al presidente della Repubblica Giorgio Napolitano la propria tessera elettorale «non riconoscendosi più come cittadini».   L'iniziativa è  da Marina Cometto, mamma di una donna di 38 anni con gravissima disabilità che scrive: «Questo Governo, non politico ma definito tecnico, (...) mette in discussione l'indennità di accompagnamento e le pensioni, sia quella di invalidità che quella di reversibilità. Ma è da come si tutelano le persone più fragili che si misura non solo la civiltà di un Paese, ma il suo grado di umanità, condivisione e democraticità». di Chiara Buoncristiani

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