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Dietro ai kebab i terroristi Arrestati nove turchi

Accusati di far entrare clandestini in Italia, gli indagati appartengono all'organizzazione "hezbollah". Gli inquirenti: finanziavano attentati

Lucia Esposito
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Facevano entrare immigrati   clandestini in Italia fornendo loro, dietro pagamento, un pacchetto  "all inclusive" che gli garantiva viaggio, alloggio e un lavoro. Tutto  questo dopo averli istruiti sulle dichiarazioni da fare alle autorità  italiane, con storie false di torture in realtà mai avvenute nei   paesi di origine per ottenere l'asilo politico. Dietro il kebab il terrorista Guarda il video su LiberoTv Kebab e terrore - Quella smantellata dalla digos di Terni era un'associazione a delinquere con ramificazioni nazionali e internazionali, composta da cittadini turchi operanti nel settore della ristorazione (kebab), riconducibili alla "Hezbullah Turca" che faceva arrivare clandestini e li sfruttava nella catena di lavorazione e vendita di kebab per finanziare l'organizzazione terroristica ad Ankara. Secondo quanto emerso dalle indagini, i vertici dell'associazione gestivano in diverse regioni esercizi di vendita di kebab e avevano regolarizzato la loro posizione in Italia, avendo ottenuto in modo fraudolento il riconoscimento di rifugiati politici. I turchi giunti irregolarmente in Italia, alcuni dei quali destinati ad altri paesi europei, ottenevano fiancheggiamento da parte dell'organizzazione (vitto, alloggio, occupazione) che li avviava alla procedura per il riconoscimento dell'asilo, attraverso la predisposizione delle dichiarazioni false, accompagnate da documentazione contraffatta. Il più delle volte è stato accertato che i cittadini turchi dichiaravano falsamente l'appartenenza a partiti politici organici all'organizzazione terroristica turca Pkk. Nove arresti - Nove cittadini turchi sono accusati di favoreggiamento dell'immigrazione clandestina. Gli agenti di polizia hanno eseguito 7 ordinanze di custodia   cautelare in carcere e 2 ai domiciliari. La base dell'organizzazione   era a Terni ma perquisizioni sono state eseguite anche a Como e a   Trieste. Almeno 30 gli immigrati che sono riusciti ad entrare in   Italia grazie all'attività di questa organizzazione, secondo quanto   accertato dalla polizia nel corso di un anno e mezzo. Nel corso dell'indaginenon sono stati scoperti piani eversivi

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