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Piangono anche le imprese: resta l'Irap e arriva l'Iri

La riforma del fisco. La novità è l'imposta sul reddito d'impresa: premia le società capitalizzate. Saltano le 3 aliquote Irpef

Andrea Tempestini
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Non soltanto il governo Monti non ha mantenuto le promesse sul fondo per tagliare le tasse da finanziare con i fondi recuperati dalla lotta all'evasione, ma ha anche deluso le imprese: niente cambia per quanto riguarda l'Irap, l'imposta regionale sulle attività produttive che viene confermata nella delega fiscale. Il ddl non prevede nessuna soppressione dell'Irap né una modifica delle aliquote Irpef. Resta l'Irap - "La vecchia delega - si legge nella relazione illustrativa della riforma fiscale - conteneva l'indicazione, nel medio-lungo periodo, della soppressione dell'Irap". Ma secondo l'esecutivo questa indicazione "oltre ad apparire contraddittoria con le esigenze di risanamento delle finanze pubbliche e con la politica di rigore finanziario impostata dall'attuale Governo, aprirebbe un problema molto serio di reperimento delle entrate alternative (il gettito dell'Irap é dell'ordine dei 35 miliardi di euro) e di finanziamento delle Regioni (cui compete il tributo)". Quanto all'Irpef, sempre la vecchia delega fiscale "proponeva un'Irpef a tre aliquote (pari a 20, 30 e 40 per cento) senza indicare i limiti degli scaglioni e quindi con effetti redistributivi e di gettito del tutto indeterminati. Si ritiene preferibile non ripresentare questo aspetto della delega, e limitarsi a indicare la volontà di concentrare le risorse che si renderanno disponibili in un apposito Fondo destinato a finanziare i futuri sgravi fiscali". Arriva l'Iri - La novità nel decreto fiscale, invece, rifguarda l'Iri, l'imposta sul reddito d'impresa che premia le società capitalizzate. Dopo l'Irpeg, l'imposta proporzionale sul reddito delle persone giuridiche, e l'Ires, l'imposta (proporzionale e personale con aliquota del 27,5%) sul reddito delle società, che ha preso il suo posto a partire dal 1° gennaio 2004, è arrivato il momento dell'Iri. Ovvero, la nuova imposta sul reddito imprenditoriale, tassa prevista dall'atteso disegno di legge, che sarebbe applicata a tutte le attività di impresa e professionali, mentre il reddito dell'imprendtore come remunerazione del lavoro sarebbe soggetto all'Irpef.

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