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Vaiolo delle scimmie, il caso Lombardia: contagi, la verità sul primo focolaio

Claudia Osmetti
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Più di duecento casi nel mondo e dodici nel nostro Paese, di cui oltre la metà (cioè sette) solo in Lombardia. Il vaiolo delle scimmie non deve farci preoccupare perché «la patologia non è grave, anzi è medio-blanda», dice Maria Rita Gismondo, la direttrice del laboratorio di microbiologia clinica dell'ospedale Sacco di Milano: ed è la prima, vera, buona notizia (la seconda è che, con un monitoraggio il più capillare possibile, anche l'Oms, cioè l'Organizzazione mondiale della sanità, auspica di contenerlo). Però ci sono quei casi che a Milano e Pavia e Monza continuano a salire. Sette, dicevamo. Sabato erano cinque. E tu ti ritrovi lì, a fare la conta dei contagi, come due anni fa, quando si stava per scatenare il pandemonio. Un pizzico di ansia è innegabile. Dopotutto, con la salute non si scherza: l'abbiamo capito.

 

 

 


I nuovi pazienti lombardi sono un italiano che si è presentato all'ospedale San Gerardo di Monza, ieri, però è stato dimesso ed è già tornato a casa sua, dove dovrà seguire la quarantena e l'isolamento; e un turista americano che avrebbe ricevuto lo stesso trattamento ma lui, un appartamento in cui rientrarsi, per ovvie ragioni, non ce l'ha. Al massimo avrebbe potuto ripiegare su un hotel e, allora, i medici del Policlinico di Milano hanno deciso di trattenerlo in reparto, così è più facile seguirlo. È una semplice questione organizzativa.
Entrambi gli episodi sono stati diagnosticati dal laboratorio di virologia del San Matteo di Pavia. "Focolaio" Lombardia, ma solo per modo di dire. Perché, primo «tutte le persone che abbiamo visto presentano buone condizioni e nessuno è in pericolo», continua Gismondo e, secondo «i contagi che abbiamo analizzato fino a oggi risalgono tutti a un'unica fonte: si tratta di soggetti rientrati dalle isole Canarie o persone che hanno avuto contatti stretti con qualcuno di loro. Vuol dire che c'è una radice comune e questo ci aiuta non poco».

 

 

 

Di più, significa che il focolaio, quello vero, è da ricercarsi altrove. Probabilmente in quella festa no-stop di dieci giorni a Maspalomas, dove hanno partecipato in 80mila per il Pride invernale e dove ci sarebbe stato il primo caso positivo.
«Poteva capitare a chiunque», raccontano gli organizzatori: ed è vero. Solo che, poi, le infezioni sono sbucate a macchia di leopardo in mezza Europa. In Francia, in Inghilterra, in Olanda. S' è temuto il peggio.
«Ma, per il momento, è tutto riconducibile a quell'evento». È la terza, forse la principale, buona notizia. «Di casi ce ne saranno ancora», spiega l'esperta, «perché non tutti seguono con scrupolosità le informazioni e le indicazioni che pure vengono date». Inoltre, e qui è il governatore lombardo Attilio Fontana (Lega) a parlare: «Bisogna cercare di autodenunciarsi nel momento in cui si hanno dei sintomi, in modo da essere messi in isolamento: questa è l'unica precauzione che va rispettata». Milano ancora in prima linea.
Come per il covid, nel 2020.

 

 

 

Adesso per il "monkeypoxvirus": e non è solo una questione di cartelle cliniche impilate sul tavolo del Welfare regionale. C'è anche la scienza, quella che ci salva la pelle: il team di microbiologia clinica dell'ospedale Sacco, quello guidato dalla professoressa Gismondo, il virus di questo vaiolo l'ha già isolato. «Averlo fatto ci permetterà di fare diverse operazioni», specifica lei: «Anzitutto, adesso, possiamo studiarlo meglio. Così come potremmo studiare nuovi farmaci. Ma avremo anche la possibilità di quantizzare la risposta anticorpale di chi il vaccino contro il vaiolo se l'è già fatto». Non è mica una sciocchezza. Il 40% degli italiani quel "bollo" ce l'ha sul braccio, una volta era obbligatorio. «E noi sappiamo che, anche se stiamo parlando di un altro virus, la vaccinazione lo copre ugualmente. Perché si tratta di un "virus cugino", meno impattante dal punto di vista della malattia». Hai detto poco. «Infine», conclude Gismondo, «l'isolamento del virus ci consentirà anche di valutare la risposta immunitaria di chi ha già contratto la malattia». «Regione Lombardia ha attivato tutte le procedure necessarie per tenere il vaiolo delle scimmie sotto controllo», commenta anche l'assessore al Welfare del Pirellone Letizia Moratti, «stiamo agendo dalla segnalazione che i medici di famiglia e i pediatri di libera scelta fanno sui casi, all'isolamento, alla modalità di tracciamento. È una patologia sotto controllo».

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