Il consenso che cala, gli scricchiolii all’interno della sua coalizione e le inchieste giudiziarie sull’urbanistica. Un intreccio di situazioni che sta mettendo in difficoltà il sindaco, Beppe Sala, e con il quale si ritrova a fare i conti. Partiamo dal gradimento dei milanesi nei suoi confronti, sceso al 41%. Sette punti in meno in un anno, e addirittura ventiquattro rispetto al 2019, quando il suo consenso ha raggiunto la vetta più alta. A dirlo non è qualche esponente del centrodestra, ma una ricerca sul territorio, pubblicata dall’edizione milanese del quotidiano La Repubblica, condotta e coordinata dal sociologo della Statale, Paolo Natale, che ha chiesto ai suoi studenti di aggiornare l’indagine che misura la percezione della qualità della vita. Questa ricerca si basa su un campione rappresentativo di 1.820 persone, intervistate quartiere per quartiere, zona per zona. «Un lavoro che per la prima volta misura il peso dei giudizi di chi non va alle urne», spiega il docente, «una fetta rilevante di cittadini apatica, scontenta, lontana dalla politica, convinta che la città sia peggioratissima».
Il dato della ricerca che mette nei guai Sala è proprio il voto incentrato sulla sua figura: quelli negativi sono il 59%. Quello peggiore arriva dalla periferia Sud di Milano, dove il gradimento scende al 35%, un anno fa era al 54. Eppure, il sindaco non si dice preoccupato dai dati emersi nella ricerca. Parlando a margine dell’inaugurazione del mercatino di Natale, in piazza Duomo, Beppe ha spiegato che «dopo nove anni e mezzo è chiaro che non è facile essere sempre al top del consenso». Secondo Sala una buona parte delle ragioni del calo di consenso sarebbe da attribuire «alle inchieste della Procura relative all’urbanistica». E proprio per questa ragione il primo cittadino ostenta sicurezza. «Guardando i numeri della ricerca, tra coloro che votano, il mio consenso è al 55% adesso. Dire che se domani mi ricandidassi rivincerei», – sottolinea il sindaco, «sarebbe presuntuoso, ma di fatto la lettura è che rispetto ai votanti io sono ancora superiore al 55% come consenso». L’inquilino di Palazzo Marino ha provato poi a dare una sua lettura circa la perdita del consenso degli anni passati: «Con chi ho perso la fiducia? Con la gente che ormai non crede più assolutamente nella politica e quindi ogni tanto c’è una vittima, che in questo caso è il sindaco».
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Gli italiani premiano ancora il governo e Fratelli d’Italia, partito-locomotiva della maggioranza, festeggia il ri...Sala, poi, ha parlato del futuro della coalizione milanese e dei suoi possibili sviluppi, soffermandosi sulla posizione di Azione, il partito di Carlo Calenda. «Io, personalmente, non ho nessun veto su Azione», spiega Beppe, «non c’è nessun veto del Pd. È chiaro che essendoci solo una posizione, con qualcuno che vuole spostare verso sinistra e qualcuno che vuole spostare verso il centro, è difficile mettere d’accordo tutti. Ogni tanto Calenda ha questa vis polemica, ma devo dire che io lo apprezzo molto e ammiro anche molto il suo coraggio, la sua volontà, la sua dedizione alla causa. I rapporti tra me e lui», ha chiarito il sindaco, «continuano a essere molto buoni e io vorrei continuassero a essere molto buoni tra la nostra coalizione e Azione. Ricordo che il partito di Calenda, in questi anni, ha sempre fatto la sua parte. L’obiettivo è quindi tenere insieme tutti».
Un pensiero che però non sembra essere condiviso dagli esponenti di Azione, che non si sono risparmiati nell’attaccare il Pd e i Verdi: «Ancora una volta i Verdi e parte dei consiglieri del Partito democratico hanno scelto di mettere in difficoltà la giunta», attacca Giulia Pastorella, deputata di Azione e capogruppo dei Riformisti in Consiglio Comunale a Milano, riferendosi al caso del Pirellino e al voto in Commissione. «In un momento in cui il dibattito pubblico si interroga sulla visione che deve guidare Milano nei prossimi anni», ha aggiunto il segretario di Azione Milano, Francesco Ascioti, «la differenza tra chi sceglie la responsabilità istituzionale, come Azione, e chi preferisce logiche di posizionamento politico appare sempre più netta. Il sindaco dovrebbe tenere conto del fatto che Azione è l’unica forza su cui ha sempre potuto contare». Eppure nessun azionista di Calenda entrerà in giunta...




