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Un'espressione giuridica

Andrea Tempestini
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Susanna Camusso vuole rivolgersi all'Europa - la notizia è di ieri - per fermare la legge sul lavoro che l'Europa ha voluto. Vuole rivolgersi alla Corte di Giustizia, cioè, perché secondo lei il Jobs Act viola la Carta di Nizza, ossia la carta fondamentale dell'Unione. È un po' da capogiro e sa di mossa della disperazione, ma rende l'idea. Quale idea? Almeno un paio. La prima è che la Cgil è alla frutta: si affida alla stessa Europa che voleva sanzionarci per la mancata riforma del lavoro, e che proprio l'altro giorno, attraverso il presidente dell'Unione, si è complimentata per il Jobs Act. Pare discretamente ridicolo. La seconda idea è che i sindacati, però, siano meno scemi di quanto sembri: non è la prima volta che ricorrono all'Unione (che ha appena bocciato la normativa sui precari della scuola, per esempio) e forse hanno capito una cosa meglio di altri: che l'Europa, cioè, ci ha dato la riforma e solo l'Europa ce la può togliere. In secondo luogo, dunque, hanno intuito l'essenza dell'Europa stessa: una ex democrazia in cui le varie corti (tribunali, l'Aja, Strasburgo ecc) dialogano tra di loro all'interno di un ordine giuridico globale; una "jurecrazia" dove il controllo dei poteri democratici viene esercitato da chi è privo di mandato popolare. Proprio come i sindacati. Ecco perché rischiano di trovarsi bene. Qualcuno disse che l'Italia era solo un'espressione geografica: ma era una battuta. Che cosa sia diventata l'Europa, invece, non fa più ridere da un pezzo. di Filippo Facci @FilippoFacci1

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