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Filippo Facci: Ad Hammamet tutti dicono "Je suis Bettino". Chi ha rubato la memoria di Craxi?

Giulio Bucchi
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La scritta “Je suis Craxi” risalta sulla maglietta a sfondo nero. Ecco, questa non l'avevo ancora vista. Per il resto, io ne ho viste cose che voi renziani non potete immaginarvi. Erano tutti qui, a Tunisi, esattamente quindici anni fa, durante i funerali di Bettino Craxi nella cattedrale di Place de l'Independence: seicento posti a sedere, oltre mille persone in piedi, voli dall'Italia raddoppiati più tre charter da Roma e Milano e Reggio Calabria. Berlusconi che venne col suo volo privato e ospitò Francesco Cossiga. Il premier - che nel 2000 era D'Alema - aveva offerto i funerali di Stato e funerali di Stato furono: ma dello stato tunisino. Le divise del picchetto d'onore erano berbere. Le litanie erano in arabo. D'Alema spedì un po' di sottosegretari e dintorni - Minniti, Dini, Angius - che entrarono nella cattedrale qualche minuto dopo, ma finirono nel ciclone lo stesso. Li presero a monetine, all'uscita, com'era capitato a Craxi sotto il Raphael sette anni prima. Chi le tirò, a Tunisi? Difficile dirlo, perché non c'erano solo reduci, fedelissimi, famigli, ex indagati, ex assessori e amministratori e boiardi, e poi tanti giornalisti, tanti amici: c'era anche tanta gente cosiddetta comune, oltre a tanti, troppi voltagabbana e forcaioli che avevano tradito Craxi nel momento di massima debolezza: ma che erano lì, sfrontati e impuniti, a spiare il vento, sedicenti “socialisti” che erano tornati a invocare riabilitazioni tardive, postume, fuori tempo massimo. Piccoli e grandi uomini al cospetto della bara di Bettino Craxi, uomo di stato italiano, 1934-2000. Ma qui in Tunisia lui è sempre stato “Monsieur le president”, c'è la sua casa con la sua moglie che risiede e paga le tasse qui, c'è la sua tomba, c'è una via dedicata a lui, ci sono ristoranti come il mitico Achour che espongono ancora il suo ritratto: quello che non c'è è il problema della sua “riabilitazione”, della sua eredità politica, tutto il discorso del dividere il grano dal loglio, lo statista da Tangentopoli. Craxi, qui, è sempre rimasto Craxi. Non dovranno passare cent'anni, qui, perché un popolo intero se ne ricordi una volta per tutte. Quello che c'è, pure, qui, è un pellegrinaggio continuo alla sua tomba. E poi le commemorazioni, come questa che è stata organizzata dalla Fondazione Craxi e cioè da Stefania. Sarebbe interessante chiedersi quante altre tombe di politici italiani, a parte Mussolini a Predappio, vivano una situazione del genere: in terra straniera, poi. Io ne ho viste cose che non voglio ripensare, la verità è questa. Io sono già stato qui. Il cimitero dov'è sepolto, Craxi, me lo mostrò quand'era ancora vivo, nel luglio 1999. Sono già stato anche alla capanna sul mare a Salloum, dove Bettino andava a scrivere e a pensare. E anche a dormire: i suoi amici pescatori mostrano il suo letto e le fotografie con lui. È quasi una visita guidata, qualche decina di craxiani ha sborsato 400 euro per tre giorni in camera doppia (cinque stelle: vabbeh, lasciamo stare) e volo da Milano e Roma. Piccole visite, la proiezione del film “Esilio”, una messa in francese, una commemorazione al cimitero vicino alla medina. E c'è un sacco di gente, vecchie glorie, vecchio sottobosco ma anche ragazzini, politici giovani con moglie, parlamentari, ex parlamentari, europarlamentari. Il vulcanico Lucio Barani ha portato le magliette con ricamato “Je suis Craxi”. Barani è l'ex sindaco di Aulla e Villafranca che concesse la cittadinanza onoraria a Craxi e gli fece erigere un monumento da latitante; ai funerali del 2000 fu l'unico sindaco d'Italia presente con la fascia tricolore. Ecco: qui è pieno di tanto come lui, in perfetto equilibrio tra l'integrità politica e la scampagnata. La parte della nostalgica un po' mesta, che le viene bene, se la prende Stefania Craxi: è lei che ha organizzato tutto, ovviamente. Su Facebook ha ricevuto 37mila messaggi. Mentre nessun residuale partitino socialista, in Italia, ha organizzato niente. Ma niente proprio: la grande rimozione continua. Anche se, intanto, l'immagine di Craxi è sempre più ingombrante e quella dei socialisti italiani è inesistente. Il sole sta calando e la messa per Craxi sta per cominciare. Poi domattina tutti al cimitero cristiano, accanto alla medina, prima di ripartire. di Filippo Facci 1/primo di due articoli  

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