Vittorio Feltri: miracolo, ci sono tre giudici dalla parte di Berlusconi
Il mondo si è rovesciato. Più sorprendente della rivelazione degli scienziati, secondo cui il buco dell' ozono si è richiuso, riferiamo la notizia con la dovuta prudenza. Sarà vero? Poi ieri sera a Porta a Porta lo abbiamo scorto lievitare come Santa Rita da Cascia, festoso come la Vispa Teresa. Allora è vero. Un giudice ha dato ragione a Silvio Berlusconi. Credo che se si fosse fatto scalpellare l' asfalto che gli funge da chioma, avremmo ammirato un fenomeno quasi altrettanto raro di una sentenza a lui favorevole: la rifioritura del cuoio capelluto di un ottantunenne. Esageriamo? Non direi. La decisione della Corte d' Appello ha il chiaro connotato del miracolo, tanto più che il sito dell' evento è stato il Tribunale di Milano. Roba mai vista. Gli antri marmorei del Palazzo di Giustizia ambrosiano, dove rimbombarono le invettive di Ilda Boccassini e le condanne delle giudicesse per la nota attitudine del Cavaliere alla frequentazione di gnocche d' ogni colore, si sono fatti di zucchero filato. I magistrati erano stati chiamati a valutarne il suo ricorso da ex marito di Miriam Bartolini, più nota come Veronica Lario. La signora non avrà più diritto, come stabilito da sentenze precedenti del Tribunale di Monza, a ricevere l' obolo di un milione e quattrocentomila euro mensili per il proprio mantenimento dopo il divorzio. Anzi dovrà restituire quel che ha già ricevuto: 60 milioni, che in effetti ci sembravano, così a occhio, troppini. Smettiamola di dire che spennava il suo ex. Ne stava grattugiando solo un po' la crosta, e non di sfroso: aveva stabilito così il Tribunale. Non era lei a essere ingorda, come le imputano ingiustamente i fan del Cavaliere, ma i giudici semmai a volerla nutrire con la pala invece che con il cucchiaio. Ora è ristabilito il buon senso, e se la signora ha bisogno potremmo organizzare con la sua figliolanza miliardaria, una colletta per la mamma in ristrettezze. N ei mesi scorsi la Cassazione aveva dato opposti segnali. 1) In riferimento ad un' altra vicenda coniugale, gli ermellini avevano decretato che la parte debole - di solito la donna - non può pretendere di godere, dopo la fine del matrimonio, il medesimo tenore di vita a spese dell' ex: deve ricevere risorse sufficienti perché possa mantenersi decorosamente. La Cassazione fa scuola: per questo Berlusconi si era subito appellato a Milano contro la sentenza di primo grado che lo costringeva a inondare di dobloni la madre dei suoi tre figli di secondo letto. Nel frattempo però le toghe di altre sezioni della medesima Corte avevano adottato con altri divorziati i vecchi criteri. Brutto segno per il Berlusca. 2) Peggio ancora. In diretto riferimento alla (ex) coppia di Arcore, la Suprema Corte aveva dato torto al Cavaliere. E aveva giudicato sacrosanti e ben dati i due milioni mensili versati a Veronica prima del divorzio, vale a dire nel periodo della separazione legale. Insomma, pareva oliato e lucidato per la sentenza di cui scrivo oggi, lo schiacciapatate in cui infilare Berlusconi per farne di nuovo un purè. A Milano poi, figuriamoci. Esito negativo scontato. Invece no. Ha vinto il Cavaliere. La Corte ha stabilito che il possesso di 16 milioni di euro, oltre che di una catasta di gioielli da Isola del Tesoro, sono bastevoli per mettere insieme pasto e cena dell' indimenticabile interprete di Stella, sposa a teatro del «Magnifico cornuto», che ne fu conquistato, intendiamo il Berlusca. Poi ci sarà di nuovo la Cassazione, a cui certo Veronica presenterà ricorso, e vedremo. Intanto con 60 milioni freschi freschi Berlusconi può farsi un bastimento di patate. Gli conviene consolarsi. Le urne, temiamo, saranno meno allegre per lui della sentenza di Milano. di Vittorio Feltri