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Gene Gnocchi e Claretta Petacci "maiala", la lezione violenta di Vittorio Feltri

Giovanni Ruggiero
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Gene Gnocchi, comico sui generis, rivendica il diritto di satira, e fin qui ha ragione. Si può e si deve ridere su tutto e su tutti, talvolta mancando di rispetto a qualcuno. La libertà è un bene superiore e quelli che la vorrebbero limitare non meritano di essere ascoltati. Noi, e il giornale che facciamo non a caso si chiama Libero, siamo i primi a dire con forza che non bisogna fare la guerra alle parole. Cosicché riconosciamo a Gnocchi la facoltà di dare sfogo alla sua creatività umoristica. Ci mancherebbe altro. Leggi anche: L'insulto alla Petacci, Alessandra Mussolini incrocia Laura Boldrini a La7: "Ma perché tu non..." / Video Siamo stati perseguitati anche dall' Ordine dei giornalisti, che invece dovrebbe tutelarci, perché abbiamo spesso usato un linguaggio disinvolto per descrivere la realtà. Ultimamente il direttore responsabile Pietro Senaldi è stato ingiustamente sanzionato per il titolo: «patata bollente» riferito al sindaco Raggi alle prese con grane amministrative romane, il che è assurdo oltre che ridicolo. Pertanto non vogliamo prendercela con chi scherza sui protagonisti della cronaca politica o generica che sia. Ma il caso di Gene è particolare e richiede una puntualizzazione. Egli ha detto per gioco - un gioco sporco - che la scrofa gironzolante per la capitale si chiama Claretta Petacci, il nome dell' amante di Benito Mussolini, la quale fu fucilata - pur essendo innocente - insieme con il capo del Fascismo. E qui se permettete, la satira maschilista o non maschilista, non è pertinente. Si tratta di un insulto ingiusto oltre che volgare a una donna che non commise reati di alcun tipo, essendosi limitata ad amare, fino a sacrificare la vita, un uomo osannato dal popolo per venti anni e odiato negli ultimi giorni della propria esistenza perché sconfitto. Intendiamoci, il problema non è il Duce, i cui errori erano e sono evidenti anche a un cieco, bensì la figura macchiata di una signora senza colpe eppure uccisa quasi fosse una delinquente. Definirla maiala - animale a me molto simpatico - al solo scopo di infangarne la memoria, è stato un esercizio deplorevole che non può essere giustificato col diritto alla satira. Che non c' entra. Immagino tu, caro Gnocchi, sia consapevole della scemenza che hai detto: dovresti scusartene anziché arrampicarti su inesistenti specchi satirici. Leggi anche: Gene Gnocchi, il blitz sotto casa sua di Forza Nuova / Foto Capita a chiunque di sbagliare. Stavolta è toccato a te, e ti conviene fare marcia indietro senza nasconderti dietro a un dito sporco di merda antifascista. Claretta Petacci dimostrò di essere una persona seria crepando ammazzata pur non avendo subìto un processo. Tu, viceversa (assolto a furor di popolo bue), continuerai a dire cazzate e non sarai nemmeno giudicato dallo straccio di un Ordine dei giornalisti. Comoda la vita del comico. di Vittorio Feltri

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