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Vittorio Feltri: partiti confusi, il governo resta un sogno

Cristina Agostini
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Non ci facciamo troppe illusioni. I partiti fino adesso si sono aggiudicati le poltrone istituzionali e sono stati bravi. Ora viene il bello, anzi il brutto. È arrivato il momento della verità: quello di fare il governo. Posto che nessuna forza politica ha i numeri per esprimere una maggioranza e, pertanto, un esecutivo, bisogna costituire una alleanza. Quale? Il Centrodestra se si associasse col Movimento 5 Stelle sarebbe in grado di avviare i lavori sia a Palazzo Chigi sia in Parlamento. Lo sposalizio non sarebbe impossibile, ma è improbabile. Infatti i grillini non vogliono tra le palle Berlusconi e il suo codazzo, non li sopportano, li odiano, credo ampiamente ricambiati. Se il gruppo del Cavaliere non è gradito, ovvio che un patto col M5S non è facile da stringersi. Leggi anche: Vittorio Feltri: "Il governo non c'è ancora ma sono già sparite le promesse elettorali" E allora? La Lega e i Fratelli d' Italia basterebbero ai pentastellati per raggiungere il 51 per cento. Tuttavia non sappiamo se a Salvini e alla Meloni converrebbe rompere con Forza Italia, pensiamo di no. Un paio di alternative esisterebbero: una coalizione tra 5 Stelle e Pd oppure una tra Democratici e Centrodestra. Altre ipotesi non stanno in piedi. In ogni caso si tratterebbe di mettere insieme cani e gatti, notoriamente poco inclini ad andare d'accordo, avendo essi programmi e prospettive contrastanti. Ecco perché dubitiamo che avremo presto un governo duraturo, stabile. Si dice giustamente che un imminente ritorno alle urne non sarebbe benvisto da deputati e senatori appena eletti e vogliosi di restare seduti sui loro scranni, per cui prima o poi essi escogiteranno il modo onde tirare a campare evitando con cura nuove consultazioni dall'esito incerto. Eppure non riusciamo a immaginare quale strada sceglieranno per non mollare la cadrega. Supponiamo che i pentastellati pretendano di menare il torrone sotto la direzione di Di Maio, per quanto handicappato in campo grammaticale e perfino in quello geografico, e non rinunceranno a cuor leggero al dominio conquistato coi voti del 4 marzo. Lo stesso dicasi per Salvini, il cui blocco è più massiccio rispetto a quello grillino. Considerati gli elementi citati, la situazione è assai complicata, tale da persuaderci che, nonostante le chiacchiere ottimistiche dei giornali, sarà arduo avere un premier e un consiglio dei ministri efficienti. Non escludiamo si debba andare avanti senza un manico in attesa di una legge elettorale in grado di creare stabilità ovvero che indichi quale forza sia legittimata ad assumersi la responsabilità di decidere i destini del Paese. Oggi siamo in stato confusionale, i partiti tradizionali sono in crisi profonda e quelli nuovi - si fa per dire - non sono attrezzati a dirigere l'orchestra per mancanza non solo di esperienza, ma anche di suffragi sufficienti a garantire loro un posto fisso sul podio. Le cose non andranno male: peggio. di Vittorio Feltri

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