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Vittorio Feltri: "Perché Matteo Salvini è condannato a restare con Luigi Di Maio"

Davide Locano
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Cresce il numero di coloro che si domandano per quale ragione la Lega insista nel mantenere l'alleanza col Movimento 5stelle, visto che la prima non gradisce il reddito di cittadinanza e altre iniziative grilline, mentre Di Maio preme per attuare i suoi programmi dissennati. In pratica c'è chi, per esempio vari esponenti di Forza Italia, auspica la caduta del governo, ignorando le conseguenze di tale eventualità. Lo stesso desiderio ispirato al famoso cupio dissolvi, anima il Pd dello sprovveduto Martina, ma sul punto sorvoliamo: i progressisti del resto non perdono occasione per bruciare voti, mandando in bestia gli elettori. Veniamo al dunque. Salvini, che non è un micco, in pochi mesi ha raddoppiato i consensi grazie alla propria politica sulla immigrazione, che trova l'appoggio totale del popolo. Chi interpreta il pensiero e le angosce della gente ne prende i suffragi a badilate. È un dato di fatto. Quelli che, invece, si stracciano le vesti per anni allo scopo di introdurre lo ius soli, del quale non importa a nessuno, sono poi costretti a demordere a causa del disinteresse degli italiani verso il tema, e fatalmente riducono drasticamente il proprio gradimento. Leggi anche: "Mi hanno detto che Pier Silvio Berlusconi...": Feltri scatenato contro Mediaset Il vicepremier Matteo finge di andare d'accordo col collega pentastellato perché gli conviene sfruttare la situazione, la quale gli consente di realizzare quei due o tre capisaldi del piano leghista: la lotta, come abbiamo già sottolineato, all'invasione straniera; la riforma della legittima difesa, oggi vergognosamente punitiva per le vittime di aggressioni e premiante per i grassatori; infine l'abolizione della legge Fornero, cosa che personalmente non condivido. Se Salvini nei mesi venturi sarà capace, nonostante Di Maio, di centrare i tre obiettivi citati, alle prossime consultazioni europee farà il pieno. Dopo di che avrà facoltà di sciogliere le vele, di rompere gli accordi con i soci grillini e di tentare la solitaria scalata parlamentare, mediante il rinnovo delle Camere ovvero la mobilitazione delle urne. Se anticipasse l'operazione sciogliendo Montecitorio e Palazzo Madama, rischierebbe di rovinare il lavoro fin qui egregiamente svolto. Il Paese, privo di guida, sbanderebbe paurosamente, e la Lega sarebbe chiamata a rispondere di comportamento irresponsabile. Tra l'altro, l'esperienza insegna che in attesa di un nuovo governo eletto, si casca inevitabilmente in un gabinetto tecnico, di norma affidato a personaggi esperti in fallimenti drammatici. Quello di Monti docet. Simile pericolo va schivato con cura. Meglio la compagnia del fil de fer, ora al potere, che un gruppo di bocconiani boriosi e incapaci. Infatti se i professori fossero bravi, sarebbero ricchi: non avrebbero bisogno, per tirare su due euro, di installarsi a Palazzo Chigi e dintorni. di Vittorio Feltri

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