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Coronavirus, Renato Farina: "Se Giuseppe Conte sfida l'infezione sarà sconfitto. La Caporetto è vicina"

Cristina Agostini
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Il premier Conte dichiara guerra al coronavirus. Era ora. Ma ci ha infilato parole e paroline che sono una garanzia sicura che la perderà. Il problema è che mette a rischio non se stesso, ma noi e i nostri figli e nipoti. L' unica speranza è che la sua vanesia inconsistenza, dove la sola cosa sicura è la pochette, sia surrogata dalle competenze e da forti decisioni dei governatori. Intanto il bollettino dal fronte è questo. Un uomo di 77 anni, di Monselice (Padova), risultato positivo al Coronavirus, è morto ieri sera. Due popolose comunità della bassa Lombardia sono state messe in quarantena con decisione istantanea dall' autorità regionale, che si pone così come presidio di garanzia dei cittadini. La giunta del governatore Fontana ha mostrato che l' unico modo di combattere il virus non sono i messaggi contro la paura, perché l' infezione se ne frega degli appelli alla calma, ma è contenibile - in attesa che si predispongano cure adeguate - con decisioni chiare, inequivoche, dettate dal principio di precauzione e dalla virtù della prudenza. Alla doppia verità di Confucio, finora privilegiata da Conte e dai suoi ministri che bevono come oro colato le assicurazioni di Pechino, va preferito l' evangelico «sì sì, no no, tutto il resto viene dal Maligno». In concreto. Sì sì: quarantena non di quindici giorni ma di venticinque, presidi ai confini non solo per le persone ma per le merci, incentivi e finanziamenti alla ricerca. No no: a manifestazioni di massa in nome della solidarietà, a minimalismi ingiustificabili, a baci fasulli e pericolosi pensati per rasserenare Xi Jinping sulla docilità del nostro governo a marciare sulla sua via della seta frequentata dal Covid-19. Leggi anche: "Tra Conte e Di Maio non ci resta che recitare il rosario". Coronavirus, Feltri: perché saremo decimati dall'epidemia L' irresponsabilità di questo governo è lampante alla luce di quanto accaduto tre settimane fa, quando si poteva essere davvero energici, badando alla salute dei cittadini invece che all' immagine di illuminati dall'idiozia minimalista. I governatori Fontana (Lombardia), Zaia (Veneto), Fedriga (Friuli-Venezia Giulia) il 3 febbraio richiesero insieme con decisione un provvedimento urgente al governo. Si trattava di consegnare alle pareti domestiche, con monitoraggio continuo, gli alunni rientrati da un viaggio in Cina. Nulla a che fare con l' origine etnica, bensì con il biglietto aereo. Meglio che non vadano a scuola a rischio di diffondere un virus in tragica espansione. Che cosa fece sapere il governo davanti alle loro preoccupazioni? Conte tacque, per disprezzo, parla solo con Bonafede. IN CLASSE - Lasciò che a mollare qualsiasi precauzione fosse la ministra dell' Istruzione Lucia Azzolina di M5S: «Non c' è alcun motivo per escludere questi alunni dalle lezioni». La risposta politica venne invece da Nicola Zingaretti che la buttò sul razzismo, ovvio. Dichiarazione lungimirante: «Allarmismi ridicoli», e per una volta il Fatto gli diede ragione con un titolo da fossa biologica: «Lega sciacalla». Il ministro della Salute, Roberto Speranza? Zitto. Aveva appena detto che l' Italia si regola con il Coronavirus «come con la peste». Poi però invece alla peste ha fatto un sacco di moine, prendendosela con gli allarmisti. Perché fanno così? L' Italia si era comportata bene fino a quel giorno. Siamo stati il primo Paese europeo a chiudere i cieli da e per la Cina. Aveva preceduto in questa sana misura anche gli Usa. Non abbiamo scienziati sciocchi che informano la Protezione civile. Sul Corriere della Sera un luminare in questioni infettive, il professor Alberto Mantovani, era stato drastico sulla pericolosità e l' impossibilità senza quarantena di individuare i portatori del contagio (29 gennaio). Ed ecco che proprio tra il 2 e il 3 febbraio il governo cinese s' infuria e minaccia Roma. Repubblica titola: «L' ira di Pechino. Stati Uniti e Italia nel mirino. "Inutili le restrizioni ai viaggi"». Il 13 febbraio la Cina ci tira addosso missili verbali e diplomatici. Il Corriere segnala in prima pagina l' ultimatum dell' ambasciata cinese: «Basta discriminazioni». Il Corriere gli dà ragione e condanna il «razzismo sanitario»: ma dove, ma quando? E Repubblica tuona contro «la paura e l' ignoranza». Dove l' ignoranza non è quella di chi si preoccupa di isolare possibili portatori di malattia, ma è di chi invita alla vigilanza. DOV' È IL CAPO? - Ed eccoci a ieri: al morto di Moselice e al malato di Codogno, alla semina del virus. Forse la ragione è una cena con un conoscente rientrato (sano) dalla Cina, e circolante senza alcuna quarantena. Non glielo chiese nessuno. Non è questione del senno del poi: si doveva e poteva. Un infettivologo come Roberto Burioni ne aveva proclamato la necessità sin dalle prime notizie di contagio. Guai: fu tacciato di razzista. Dov' era ieri Giuseppe Conte? Lontano. Ovvio, non è colpa sua, se ne stava a Bruxelles per dovere, al Consiglio europeo. Sarà un caso, ma è di certo un destino questo non-esserci, è il modo con cui la vita ci dà istruzioni sulla vera natura di chi ha le leve del comando nei momenti gravi. Se partecipa cioè dal di dentro alle angosce e alle speranze di un popolo, oppure è fuori, out, via da questa folla impaurita e bisognosa di scelte chiare e forti. Anche i simpatizzanti giallorossi provino a rispondere sinceramente a questa domandina: qualcuno si è sentito o si sente protetto da quest' uomo? Finalmente, il nostro presidente del Consiglio si è ricordato che sta azzannando subdolamente l'Italia, una bestia più pericolosa persino di Renzi e di Salvini: il Covid-19. Ha detto sensatamente: «È stata disposta una nuova ordinanza che dispone il trattamento di isolamento per tutti coloro che sono venuti a contatto con i tre nuovi contagiati a Codogno». E subito ha mentito: «Continueremo a mantenere alta la linea di precauzione e prudenza». Come nel caso degli alunni rientrati dalla Cina e riammessi a lezione? Poi si schiera con le bugie assassine di Xi: «Non qualsiasi area della Cina è a rischio». Il Covid-19 guadagna spazi, invade territori. E che fai? Aspetti di annegare per dire che l' acqua si è alzata dove prima era asciutto? Con un comandante così, perderemo la guerra, Caporetto è vicina. di Renato Farina

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