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Feltri difende Mario Balotelli come Annunziata e De Gregorio

Giovanni Ruggiero
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Troppo comodo prendersela con Mario Balotelli.  Lo pensa Mario Giordano che su Libero in edicola oggi, giovedì 26 giugno, spiega che adesso tutti lo accusano ma subito dopo la partita contro l'Inghilterra lo incensavano. Giordano spiega che lui ha sempre trovato insoportabili certi atteggiamenti di Balotelli, tuttavia scrive "non so chi mi irrita di più se lui con i suoi messaggi arroganti o quelli che gli girano le spalle all'improvviso". Dello stesso paare Vittorio Feltri. Lo sfogo di Supermario ha scatenato il dibattito nazionale con fiori di firme a sinistra, come Lucia Annunziata e Concita De Gregorio che attribuisce il comportamento di Balo alla rabbia repressa accumulata in un'infanzia difficile, pronte a schierarsi con "l'afrobresciano", lo chiama Feltri, preso come capro espiatorio dell'uscita prematura dai Mondiali della Nazionale dopo l'ultima addentata dell'Uruguay. Più che un'analisi psicologica per Feltri in difesa di Balotelli, ci sono ragioni sociologiche che giustificano il vero problema: "Il declino del football domestico" arrivato al capolinea non certo attribuibile a "una maledizione divina, al pressapochismo degli arbitri e alle bizzarrie isteriche di Balotelli". E lo sfascio del calcio italiano non è altro che lo specchio "dello sfacelo complessivo della penisola, dove ormai non c'è nulla che giri per il verso giusto" scrive Feltri con una scuola sempre più ammortizzatore sociale, un sistema industriale "demolito da una mentalità anticapitalista e antiliberale", un impianto istituzionale ingovernabile perché vecchio come il cucco e la voglia di lavorare frustrata dall'assenza di posti. Siamo come gli azzurri - Quel che si è visto sul campo di Natal con la sconfitta contro l'Uruguay vanno osservate con attenzione. "L'immagine della nostra squadra umiliata sul campo - scrive Feltri - incapace di reagire, gambe molli e testa nelle nuvole, non rivela soltanto lo status attuale della nazionale impoverita dai mille errori gestionali, ma è anche - chiarisce il direttore - la radiografia del Belpaese sofferente in ogni settore, da quello politico a quello economico". Il mantra di questo periodo che arriva dai palazzi del potere è di avere fiducia, da Renzi all'Europa: ma davanti alla banalità delle parole del ministro dell'Economia Pier Carlo Padoan: "Bisogna urgentemente tagliare le tasse e la spesa pubblica" come se fosse il primo in vent'anni a dirlo: "cascano le braccia e non solo quelle" scrive Feltri. Troppo comodo - "É da ingenui - insiste Feltri - confidare in un'equipe calcistica per riscattarsi dalla sciatteria, divenuta denominatore comune nazionale". Inutile girarci intorno: questa nazionale si è dimostrata secondo Feltri "degna dell'Italia" ed è scorretto scagliarsi solo contro il ct "Brandelli" e il resto della squadra. Il calcio italiano vive anche un declino gestionale, con il "circo di società per azioni con fine di lucro" senza che nessuno riesca a guadagnarci niente, con le rose piene zeppe di stranieri "tra cui una folla di brocchi" che mettono nelle condizioni i migliori giovani talenti a cercare fortuna all'estero. Davanti c'è solo sfascio, scrive Feltri: "Benché non ci stia simpatico, siamo solidali con Balotelli" quando dice che gli africani non avrebbero mai scaricato un "fratello negro". Se l'Italia è stata eliminata, la ragione è solo nella mediocrità identica a quella di chi la guida: "Balotelli non c'entra. É uno come gli altri, e si è adeguato all'andazzo generale. Non è un fenomeno, ma un italianuccio, identico a noi".

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