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I deliri di Ingroia: Macchina del fango su di me, la sconfitta è colpa del Pd e il Csm mi ha punito

Antonio Ingroia

Merlo l'aveva definito perdente e vanitoso. Lui non ci sta e replica: "Ignorante". E conclude con un mix di giustizialismo e complottismo

Sebastiano Solano
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Il triste declino di Antonio Ingroia si fa giorno dopo giorno sempre più grottesco. Ieri, venerdì 12 aprile, Francesco Merlo su Repubblica ha ripercorso la parabola discendente dell'ex-pm della presunta trattativa Stato-mafia, tratteggiando la storia di un magistrato a dir poco fallimentare. Oggi, piccata, arriva la risposta di Ingroia che, sempre sul quotidiano di  Carlo De Bendetti, ha ristabilito la verità dei fatti. La sua verità.  Le accuse di Merlo - Sostanzialmente, Merlo lo aveva innanzitutto redarguito circa le irrispettose affermazioni riguardo la sede di Aosta ("Ci vado volentieri: tre o quattro giorni, ma in villeggiatura, a passeggiare, non a perdere tempo, a scaldare la sedia" , aveva detto), per poi accusarlo di aver abbandonato le indagini sulla presunta trattativa proprio nel momento più delicato, ossia prima dell'inizio del processo, così come aveva fatto così come aveva fatto con l'incarico in Gautemala, da cui si è dimesso dopo pochi mesi. Quindi, l'accusa, fondatissima, di aver usato la sua carriera da magistrato, per intraprendere la carriera politica. Innegabile, anche questo.  Fa il gioco di Berlusconi -  Infine, un giudizio sui riflessi politici delle sue scelte: tra cui, quello di fare il gioco di Silvio Berlusconi. Scrive Merlo: "Come perdente Ingroia sembra disegnato dalla penna del Sallusti di turno che sberleffa in lui l'intera magistratura. A Berlusconi non pare vero che gli venga consegnato il fiero pasto e ogni tanto solleva la bocca come il conte Ugolino per proporre le solite riforme contro l'indipendenza della magistratura, la gerarchizzazione degli uffici, l'elettività del pubblico ministero, la separazione delle carriere, il doppio consiglio superiore. Il protagonismo e la vanità di Ingroia diventano l'alibi dei suoi tentati delitti contro la giustizia".  Vanitoso e perdente - Il ritratto che ne emerge è quello di un magistrato con manie di protagonismo, vanitoso e perdente, sotto tutti i punti di vista. Il che è sotto gli occhi di tutti. L'unica risposta sensata che poteva dare Ingroia a tale infinità di accuse era una sola: dimettersi dalla magistratura, appendere la toga all'armadio e perseguire coerentemente la carriera politica. Invece no. Ingroia pretende di rimanere magistrato fuori ruolo, magari ricoprire incarici politici, per poi un giorno tornare alla magistratura. E si difende da qualsiasi accusa mossa da Merlo, ma non solo da lui, con una lettera a Repubblica che se non fosse grottesca sarebbe penosa.  Le pulsioni giustizialiste di Ingroia - L'incipit è da pretura: "Caro direttore, se avessi voglia di scherzare, potrei dire che da giudice clemente, di fronte al pezzo di Francesco Merlo, forse rileverei il difetto di dolo ma vendo fatto il pm per 25 anni, non posso dimenticare il principio 'ignorantia legis non excusat' e che a u giornalista non si può scusare nemmeno l'ignoranza di fatti e persone". Insomma, la vena giustizialista pulsa ancora forte nel corpo di Ingroia. Poi scarica le colpe della sua debacle nel voto di febbraio (dove ha raccolto percentuali da prefisso telefonico) sul sistema elettorale e sulla mancata alleanza con il Pd. Come se la legge elettorale valesse solo per lui e non per tutti i partiti.  E invoca la macchina del fango - Ma proseguiamo. Sul trasferimento ad Aosta, Ingroia non accetta la decisione del Csm ad Aosta, poiché, scrive, "poteva mandarmi in una procura disttrettuale antimafia o alla procura nazionale antimafia". Ma la responsabilità, anche in questo caso, è solo sua: Aosta è infatti l'unica sede dove non si è candidato alle scorse elezioni, come lo si spiega ai cittadini di qualsiasi provincia che Ingroia è imparziale quando, non meno di due mesi fa, ha girato l'Italia per chiedere i voti alla sua candidatura al Parlamento?. La chiusura è un attacco alla macchina del fango, responsabile a suo dire della propria crocifissione: "Avendo commesso degli errori il diritto di critica è legittimo, mentre il rispetto delle persone e delle loro storie è doveroso e le crocifissione dovrebbe essee evitata".

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