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Renzi: "Io candidato segretario se il Pd decide di vincere"

Matteo Renzi

Nicoletta Orlandi Posti
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"La domanda che faccio io al Pd è: ha capito di avere perso le elezioni di febbraio? E ha voglia di provare a vincere le prossime? Dipende tutto dalle risposte a queste domande, quel che farà Renzi". Il sindaco di Firenze risponde così alle domande del Giornale sulla sua probabile candidatura alla guida dei democratici. "Il tormentone su cosa fa Renzi è non solo insopportabile ma anche inutile e non coglie il punto centrale, che è cosa farà il Pd", puntualizza Renzi spiegando che la sua candidatura alla segreteria dipende da cosa sceglierà di fare il partito: "Farà un congresso serio o no? Accetterà la sfida del cambiamento e della novità o no? Perché questa é la questione in ballo, su cui non decido io". "Io tifo Letta" - Renzi respinge anche le critiche di chi lo rimprovera di voler far cadere il governo Letta: "Per carattere io non tramo. E neanche tremo: se ho qualcosa da dire lo dico in faccia, chiaramente". Ma "faccio il tifo" per Enrico Letta, che ha "tutte le caratteristiche istituzionali, politiche e personali per governare". E dire che il governo non deve 'vivacchiare' è una banalità che pensano tutti, credo. Questo governo è una bicicletta che sta in piedi solo se si pedala forte" e il Pd deve "farsi sentire sulle sue istanze" come ha fatto Berlusconi sull'Imu che è "una sua vittoria. Quando arriveranno sul tavolo del governo le proposte del Pd, il Pd deve essere altrettanto forte nel difenderle". La replica di Bersani - Da parte sua l'ex segretario Pd, Pier Luigi Bersani, dalle colonne dell'Unità puntualizza: "Il nostro modello esclude l'uomo solo al comando. Il partito deve scegliere se vuole essere un soggetto politico o semplicemente uno spazio politico''. Sottolineando che ''il limite strutturale della nostra esperienza che ci trattiene dall'essere pienamente all'altezza delle responsabilità che il Paese ormai ci riconosce'' sta ''nella forza e nell'univocità della sintesi'', Bersani spiega che  ''il nostro modello per definizione drammatizza l'esigenza di sintesi, il nostro modello per definizione esclude di affidarla all'uomo solo al comando. La sintesi può venire solo dalla scelta politica consapevole e dichiarata da parte dei protagonisti diffusi di devolvere alla decisione del proprio collettivo una parte delle proprie convinzioni e delle proprie ambizioni (è in questa devoluzione peraltro che si materializzano il disinteresse personale e la moralità politica!). Più soggettività e più sintesi: non c'è altra strada, io credo''. Il Paese, sottolinea, ''deve via via percepire che il Partito democratico ha una fisiologia che dà voce con grande apertura alle complessità e che assieme garantisce decisioni certe ed efficaci e capaci di resistere, quando è necessario, al senso comune del momento''.

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