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Pd, la telefonata dei veleni tra Renzi e Cav. L'ira della De Micheli, l'amazzone di Letta

Sallusti: "Matteo ha chiamato Silvio, spera che lo assolvano". Il sindaco smentisce, ma è guerra tra renziani e lettiani. E la deputata Pd si scatena

Giulio Bucchi
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Il "caso" della presunta telefonata di solidarietà di Matteo Renzi a Silvio Berlusconi almeno ufficialmente è chiuso. Ci è voluta la smentita ufficiale del portavoce del sindaco di Firenze, Marco Agnoletti, per smorzare le polemiche nate dall'indiscrezione di Alessandro Sallusti a Porta a Porta. Nel salotto di Vespa il direttore del Giornale era partito in quarta: "Renzi ha fatto sapere anche al presidente Berlusconi la sua solidarietà. Gli ha fatto sapere che sarebbe contento per un'assoluzione". Il giorno dopo, come detto, è arrivata la smentita, anche se qualche contatto tra il circolo di Berlusconi e quello del rottamatore Pd ci potrebbe essere stato comunque. Il Fatto quotidiano, per esempio, parla di una telefonata, questa volta dagli ambienti Pdl, in cui si sarebbe chiesto a Matteo: "Ma se lo condannano tu che fai, fai cadere il governo?". La posizione di Renzi, d'altronde, è complicata: accusato dai democratici di tramare contro Letta, ha più volte detto di voler sconfiggere Berlusconi al voto e non per via giudiziaria, nonostante una condanna del Cavaliere farebbe automaticamente cadere l'esecutivo e gli aprirebbe la strada verso Palazzo Chigi, nonostante le opposizione del proprio stesso partito. Tant'è, Renzi finora si è dimostrato uomo di parola. Lettiani contro renziani - Però, telefonata o non telefonata, il problema resta. Renziani e lettiani sono sempre più divisi, anche a causa della sentenza della Cassazione. E a rappresentare anche fisicamente questa scissione meglio di tutti è la deputata Pd Paola De Micheli, che gli uomini di Renzi chiamano maliziosamente "l'amazzone di Letta". Prosperosa, vivace, esuberante, la De Micheli era in studio da Vespa quando Sallusti ha lanciato la bomba. E non l'ha presa bene: ""Il sindaco di Firenze telefona a chi vuole e dice quello che vuole. Ovviamente, penso che avrà conseguentemente dei comportamenti politici adeguati". Sottinteso: non tramerà per far cadere il premier. Il guaio, è che lei (e i lettiani) non si fida né di Berlusconi e tantomento di Renzi: "Non so in che rapporti siano i due", ammetteva maliziosa e un po' acida. Reazione indiscreta dei renziani: "Lei ci odia. Non le pareva vero avallare la tesi che Matteo avesse cercato Silvio...". L'amazzone di Letta - La cosa buffa è che, come ricorda Wanda Marra sempre sul Fatto quotidiano, la De Micheli è in qualche modo una "costola" di Renzi. O meglio, è stata un braccio destro e assessore a Piacenza dell'allora sindaco Roberto Reggi, che nel 2008 brigò con Enrico Letta per farla candidare in Parlamento. E Reggi, appunto, è diventato un renziano di ferro, coordinatore delle sue primarie e, per questo, fatto fuori dalla lista dei futuri parlamentari lo scorso inverno. Un colpo basso a Matteo, ma la De Micheli nel frattempo aveva cambiato linea: addio Reggi, meglio il carro di Pierluigi Bersani. E da bersaniana, è diventata poi lettiana convinta, tanto da invitare il premier al proprio matrimonio. Enrico per lei è ormai uno di famiglia, logico difenderlo lancia in resta, sempre. Come una amazzone, appunto.

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