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De Bortoli: "Berlusconi si deve dimettere"

Ferruccio De Bortoli

Il Corriere della Sera scende in campo: "Lasci il Senato prima del voto dell'aula. Basta con le reazioni scomposte"

Andrea Tempestini
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L'invariabile premessa del Corriere della Sera è che "prima di tutto viene il Paese". Oggi, sabato 3 agosto, ce lo ricorda il direttore, Ferruccio De Bortoli, che dopo la condanna di Silvio Berlusconi in Cassazione scrive: "Il governo Letta rischia di essere travolto e il Paese trascinato in un baratro istituzionale. Non deve e non può accadere". Il direttore aggiunge: "Lo stato d'animo di Berlusconi, al quale va riconosciuto di essersi comportato da leale sostenitore delle larghe intese, è umanamente giustificabile. Ma le sentenze - avverte - vanno rispettate". "Si deve dimettere" - Dopo il preambolo, ecco che De Bortoli porta a segno il suo affondo: "La saggezza dovrebbe consigliargli di accettare le conseguenze, seppur ritenute ingiuste. Di dimettersi da senatore prima della presa d'atto dell'Aula". Il Corsera scende in campo: "Berlusconi si deve dimettere". De Bortoli prosegue: "Subordinare, fin da subito, la tenuta del governo a una riforma della giustizia, indispensabile ma possibile solo lungo il difficile cammino aperto dalle pur fragili larghe intese e dal lavoro già compiuto dai saggi, appare un gesto di stizza politica". Scordato qualcosa? - Dunque, secondo il quotidiano di via Solferino, le richieste del Pdl devono essere accantonate in nome della "pax" nazionale. I toni poi diventano ancor più accesi: "La pretesa di ottenere una grazia la cui concessione spetta esclusivamente al capo dello Stato ed è rigidamente regolata per legge, assomiglia a un moto irrituale e scomposto". E ancora: "Il senso di responsabilità di accettare una sentenza, anche se ritenuta l'epilogo di un accanimento giudiziario, ma ormai definitiva ed esecutiva, senza trascinare nella propria vicenda individuale il governo e il Paese, darebbe a Berlusconi e al centrodestra per richiedere consenso e approvazione dai proprio elettori". Senza Berlusconi, però. 

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