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Giletti: "Con la Moretti solo amici.Rivoglio Berlusconi nell'Arena"

Il conduttore Rai smentisce di far coppia con la deputata Pdl, con cui è stato pizzicato al mare in sardegna. E sul Cav: "Troppo duri con lui"

Antonella Luppoli
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Massimo Giletti percorre un sentiero montuoso. La sua Arena lo scorso anno ha fatto grandi ascolti e lui ne è orgoglioso. Confermato alla guida del contenitore domenicale di Raiuno, racconta le novità del programma, chiarisce il rapporto con Alessandra Moretti (guarda le foto) e parla a ruota libera di politica. Diva e donna l'ha sorpresa in riva al mare insieme all'onorevole del Pd, Alessandra Moretti. Che scoop! "Ci siamo incontrati in spiaggia insieme ad altre 50 persone. Se lei incontra una persona che conosce la saluta?". Certo. "Ecco, ho fatto lo stesso. Niente di più. Abbiamo chiacchierato con altra gente, parlato di politica. Poi un mese fa ero sulla spiaggia con Daniela Santanché. Sono in perfetta linea governativa...". Ora invece è in montagna. Vuole mettersi in forma per L'Arena? "Bisognerebbe temprarsi in una selva oscura per avere la resistenza giusta, il posto dove sono è troppo bello". Quali saranno le novità di questa edizione del programma? «Facciamo L'Arena da dieci anni e cerchiamo sempre di rinnovarci e allo stesso tempo di stare sulla realtà. Questo è il segreto». Quali temi prediligerà? «L'inchiesta e l'attualità». Basta politica? «Ci sarà anche quella. La politica sta vivendo uno tsunami». Parlerà della sentenza Berlusconi? «Ma io inizierò il 29 settembre». Proprio il giorno del compleanno del Cavaliere... «Magari gli farà piacere festeggiare in studio». Lo vorrebbe di nuovo ospite, nonostante l'animato dibattito dello scorso anno? «Assolutamente sì, è stato un grande momento tv. Devo ammettere che il secondo Berlusconi, quello che accetta la sfida delle domande, mi è piaciuto molto». Solo per quello le è piaciuto? «Io credo che sia parte integrante della storia di questo Paese. Come tutti i grandi uomini ha pregi e difetti, ma a me non piace quando gli avversari politici vengono colpiti con le sentenze. Quando hai tanti processi prima o poi una sentenza arriva e bisogna rispettarla, però eliminare la controparte dal punto di vista giudiziario non è corretto».  Lei si aspetta che Berlusconi finisca dietro le sbarre? «Mi sembrerebbe esagerato». Torniamo alla tv. Si diceva che per lei c'era in serbo una prima serata. «Stiamo parlando e discutendo con il direttore Giancarlo Leone. C'è un progetto per il 2014. Stiamo pensando di fare degli speciali, niente che ricordi L'Arena». Crede sia complesso fare informazione in prima serata? «Sì. Bisogna andare cauti e trovare il modo giusto per raccontare le cose. I programmi nuovi hanno bisogno di tempo, ma non si possono fare ghigliottine a chi ha il coraggio di buttarsi, come Nicola Porro, che è un super professionista». Lascerebbe la Rai per Mediaset? «Io mi sento un uomo Rai, sono nato e cresciuto qui. Ma nella vita mai dire mai». C'è una persona a cui ha guardato per diventare quello che è? «Ho guardato a Giovanni Minoli e Michele Santoro, cercando di carpire i segreti di questo mestiere. Avere dei maestri è fondamentale». Non ha paura che dicendo così qualcuno possa additarla come politicamente schierato? «Santoro e Minoli sono due bravi  “televisionisti”. Poi magari Santoro ha il limite di fare una tv contro qualcuno, ma ognuno è libero di fare la tv che vuole». Qual è la puntata de L'Arena di cui va più fiero? «Quella montata su una sola Ansa che dava la morte di Gabriele Sandri: è stato un gran lavoro». Quella meno bella? «Sono molto critico con me stesso, quindi non saprei. Ho un rammarico legato a Matteo Renzi: gli ho fatto una domanda e poi gli ho dato troppo poco tempo per rispondere». Recupererà quest'anno invitandolo ancora... «Ma lui ha capito, è una persona intelligente». Ha stima di lui? «Ho stima di chi vuole cambiare questo Paese. Non mi piace il verbo rottamare, ma se serve per cambiare l'Italia usiamolo pure». Perché l'Italia è arrivata a questo punto? «Perché ha puntato troppo sui volti della politica piuttosto che sul sistema dei partiti e si è perso di vista l'interesse nazionale».

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