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Edi Maria Neri, l'assessore che dichiara 210 euro

Giulio Bucchi
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Che cosa fa un "assessore comunale alla trasparenza", qual è il contributo che egli dà all' umanità? L' assessore alla trasparenza mette a nudo l' etica del Municipio e dei suoi abitatori; fa le pulci ad ogni atto, documento o delibera che gli plani sulla scrivania; piazza la sua condotta e quella dei propri controllati sotto i riflettori dei cittadini, sventolando la bandiera d' un invicibile rettitudine. Questo, in teoria. Poi ci sono alcuni assessori alla trasparenza che decidono che la trasparenza propria sia diversa da quella degli altri. Prendete il caso di Edi Maria Neri, assessora alla trasparenza ,ma anche al patrimonio e demanio (delega di peso), ma anche all' anticorruzione, semplificazione, affari legali, programmazione ed approvigionamento della giunta del sindaco di Verona Federico Sboarina. L' avvocato Neri, di fresca nomina, è stata Coordinatore dell' Ufficio del Giudice di Pace: una mansione che, di fatto, è l' equivalente di Presidente del Tribunale. L' assessora, dunque, con l' onestà e la trasparenza avrebbe una lunga frequentazione. Questo, in teoria. Perché accade che, pubblicati -sempre in virtù delle norme sulla trasparenza- sul sito del Comune gli stipendi di sindaco e assessori, la trasparente Edi Maria Neri dichiari solamente 210 euro. 210 euro annui. Roba che nanche un volontario dell' Avis, uno stagista d' officina, un aficionado della San Vincenzo. E questo nonostante l' assessora sia proprietaria al 50% di un immobile a Pistoia e di un auto. E questo sebene sia stata dirigente del Tribunale, e «Componente del Direttivo di Valore Prassi» e «Componente del Consiglio Giudiziario presso la Corte d' Appello di Venezia»; e, prima ancora, «Docente presso la Scuola Superiore della Magistratura», e dirigente d' Azienda e libera Professionista». A recita del curriculum, insomma, la dottoressa qualche soldino l' avrebbe incassato. E allora si sono chiesti i cittadini veronesi, come fa a denunciare «solo 210 euro. Annui»? La domanda è diventata talmente virale che due di quei cittadini, Maria Giovanna Sandri e Marco De Pasquale, hanno inviato una vibrata lettera aperta al Comune di Verona per capire come l' assessore possa campare guadagnando -secondo denuncia dei redditi- solo 17,50 euro al mese. La risposta sul quotidiano L' Arena ha lasciato di stucco il collega Stefano Lorenzetto che su quelle colonne ne parla diffusamente. A dire la verità ha lasciato basito anche me. Figurarsi i due cittadini. La risposta della Neri è stata: «Ci sono svariati modi per poter vivere; alcuni comuni, altri più originali, ma tuuti lecitie che permettono una vita parimenti dignistosa a chi percepisce uno stipendio fisso. C' è chi vive di rendita, , chi è a carico delle moglie o del marito, chi ha la fortuna di aver ricevuto importanti eredità, chi ha vinto il Superenalotto, chi crede nella Divina Provvidenza, chi ha smesso la sua attività professionale e ha percepito una liquidazione, chi si accontenta di quello che ha. Sono certa che ai signori maria Giovanna e Marco piacerà confrontarsi per capire quale, tra le modalià sopra indicate, sia quella che più mi corrisponde». Una replica affilata e assai perculante che potrebbe essere il testo di una canzone di Rino Gaetano. Ma è più un' elegante invito a farsi i cazzi propri (si scusi il francesismo). Invettiva divertente. L' avrei scritta anch' io con piacere io. Ma io non faccio l' assessore. Soprattutto non l' assessore alla trasparenza. Cioè uno che dovrebbe essere una statua di vetro, dalla scatola cranica al colon, passando per le frattaglie della morale pubblica. In realtà, essendo la suddetta missiva la replica ufficiale di un pubblico ufficiale assume il sapore della presa per i fondelli ingiustificata; e, oltre ad apparire innopportuna, può essere passibile di sanzione disciplinare. Ora io non dico d' interpretare il ruolo con la tigna di un Alfonso Sabella, magistrato talmente ossessionato dal suo assessorato alla trasparenza nella giunta Marino a Roma, da dichiarare in ogni trasmissione tv i propri atti, opere e giustificativi. Ma, suvvia, un minimo di buona educazione... di Francesco Specchia

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