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Fini: "Berlusconi non è finito. Per Alfano convivenza difficile"

Gianfranco Fini

Andrea Tempestini
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Giorni di ribalta per Gianfranco Fini. Ribalta simil-letteraria. Ha presentato il suo libro - Il ventennio - Io Berlusconi e la destra tradita (Rizzoli, pp. 250, 18 euro) - ed è tornato a fare capolino suoi quotidiani per i nuovi attacchi a Silvio Berlusconi, agli ex colonnelli di An e ad avversari assortiti. Ed è tornato a fare capolino non solo sui quotidiani: ieri, lunedì 21 ottobre, è addirittura salito al Colle, al cospetto di Giorgio Napolitano, proprio per presentare il suo libro. Oggi sul Corriere della Sera campeggia un'intervista a tutta pagina a Fini. I temi sono i soliti noti: Berlusconi, politica, Monti, Bossi, il "centrino", gli ex colonnelli di An. "Silvio non è finito" - Ma sull'odiatissimo Cavaliere, l'ex presidente della Camera dice cose che, se escono dalla sua bocca, risultano piuttosto sorprendenti. "E' finito? Tutt'altro. Ha ancora un vasto consenso nel Paese e nel suo partito". Nel suo libro, Gianfry ha scritto che l'ex premier non è un bugiardo. E lo conferma: "Non mente; rimuove. E' del tutto incapace di ammettere un errore. Ha bisogno di convincersi che le cose siano andate esattamente come dice lui; altrimenti non riuscirebbe a convincere gli altri". Parole, queste ultime, tutt'altro che "dolci". Com'era in privato, Berlusconi? "Sempre seducente e simpatico. Mai autoritario e protervo". La rottura - Quindi Fini racconta tutta la sua verità sulla rottura con Silvio. L'alleato gli chiese "due cose impossibili", ovvero "Vietare di fatto le intercettazioni e tagliare la prescrizione dei reati". E "davanti al mio rifiuto ha sorriso: Non voglio litigare con te. Per litigare bisogna essere in due. E io gli risposi che per divorziare basta uno solo. Subito dopo mi sono morso la lingua: sua moglie Veronica se n'era appena andata sbattendo la porta. Dal Pd - continua Fini - invece sono stato cacciato io". Poi un pensiero sul celeberrimo "che fai, mi cacci?". "Anche quel giorno - sottolinea Gianfry - riconobbi che il leader era lui. Allora emerse il mio grande errore. Ero convinto che si potesse costruire con Berlusconi un partito vero, in cui linee diverse vengono messe ai voti". Gufata su Alfano - L'attenzione di Fini si sposta poi su Alfano: "Berlusconi lo scelse non come segretario di partito, ma come segretario particolare". Un po' di fango su Angelino, insomma. Ma "ora Alfano ha dimostrato di avere il quid. Ma per lui - profetizza Gianfranco - non sarà facile restare diversamente berlusconiano". Pensa che nel Pdl ci sarà una scissione? "Non lo so. Temo che non sia possibile convivere nello stesso partito con Berlusconi, esprimendo una posizione diversa. Oggi lui è più debole, ma continua a voler comandare il Pdl come faceva a Mediaset o al Milan. Se decadrà da senatore, griderà che non si può restare al governo con i propri carnefici".  Gli ex colonnelli - Nel mirino successivamente ci finiscono gli ex colonnelli di An. Non si parla solo del pizzetto di Ignanzio La Russa (il Cav gli chiese di tagliarlo), piuttosto "ricordo il dolore che mi diede, quando si piegò al diktat sulla mia espulsione. Da Gasparri non mi aspettavo nulla. Di Matteoli sapveo che era sempre stato filogovernativo, in sintonia con la leadership del momento. Alemanno non battè ciglio. Il silenzio di Giorgia Meloni mi confermò che si può essere giovani all'anagrafe ma prudenti e tattici come Matusalemme". Al giorno d'oggio - Passando per Bossi ("mi era davvero simpatico") e la Santanchè ("Tenta di farsi notare disperatamente. Vada a rivedersi le cose orribili che la signora pitonessa dice di Berlusconi"), si arriva alla stretta attualità. Si parla di Mario Monti, "leader" in disgrazia: "E' stato un buon premier - afferma Fini - e un pessimo candidato premier. La nostra alleanza con lui è apparsa un'operazione di Palazzo". Quindi sul futuro del centro: "Non credo che esista. Il bipolarismo ha messo radici nel Paese". E lui, Fini, cosa farà? "Quarant'anni di politica non si dimenticano. Non voglio smettere, la farò in modo diverso". Ossia attraverso la sua fondazione, Liberadestra. Gianfry, insomma, non afferma di volersi candidare, ma "darò un contributo di idee". Che, siamo pronti a scommetterci, si tradurrà in un nuovo impegno politico diretto. Da zerovirgola...

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