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Nicola Porro a Silvio Berlusconi: "Ripensaci su Marcello Foa, oppure..."

Maria Pezzi
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«E al mio Tweet scatenate l' inferno». Un po' come il «Gladiatore» del celebre film (ma non parlate di «leone da tastiera» per favore) anche Nicola Porro, vice direttore de Il Giornale e conduttore di Matrix, il programma di approfondimento di Canale 5 pronto a conquistare anche Retequattro, «tranquilli con Mediaset il contratto è chiuso e strablindato e con viale Mazzzini non c' è nessuna trattativa in corso», ci tiene a precisare il giornalista, che ha la capacità di suscitare un inferno con i suoi cinguettii. «Sono un compulsivo», spiega a Libero, «appena posso twitto». Anche contro chi non ti aspetteresti. Direttore ma questa storia della levata di scudi contro Marcello Foa, indicato per la presidenza della Rai non ti è andata proprio giù? «E come potrebbe dai (Allora #forzaitalia vuole figura terza alla presidenza della Rai e non @MarcelloFoa. Esattamente come ha fatto per vigilanza Rai. @msgelmini @andrearugg maddai è uno scherzo, ha scritto sul social network, ndr). Marcello lo conosco da 20 anni. È un collega solido, una persona garbata, e non il mostro da sbattere in prima pagina come hanno fatto in tanti. Mi sembra una follia». Per approfondire leggi anche: Marcello Foa, cosa chiede Silvio Berlusconi Altro tweet al vetriolo: «Penso al Pd e Fi che parlano di partitocrazia xché nominano @MarcelloFoa alla presidenza Rai e poi mi ricordo del Conte Mascetti Campo vien dell' Orto star della Leopolda che mi fece fuori. quello cosa era? #adverseselection».Ecco cosa c' è di sbagliato in questa vicenda? «La mancanza di pragmatismo da parte di Silvio Berlusconi. Del resto Matteo Salvini non ha fatto altro che giocare la sua partita». Tradotto? «In circostanze come questa non si può essere i sovranisti della forma, è necessario guardare alla sostanza, come ha sempre fatto Berlusconi in tutti questi anni, pagando sempre un prezzo particolarmente alto». Modesto amarcord televisivo. Quando a viale Mazzini venne catapultato Antonio Campo Dall' Orto, scelto dall' allora premier Matteo Renzi per fare il direttore generale, il mood dominante era quello delle Leopolde: tante narrazioni ma poca sostanza. In mezzo a quel vortice finì anche Porro, allora conduttore di Virus su Rai Due. Il programma funzionava, faceva ascolti, piaceva ai telespettatori. Niente da fare venne chiuso senza tanti perché. O meglio per una sola semplice ragione: non era in linea con la narrazione renziana del Paese. E dopo Porro è toccato a Massimo Giletti. L'Arena, su RaiUno non era funzionale al sistema. I partiti sono sempre stati dentro la Rai, chi dice il contrario racconta una favola. Tant' è che che lo stesso Dall' Orto, non rispondendo più ai comandi del Nazareno, fu silurato per far spazio all' ancor più turborenziano Mario Orfeo. Quella dell' ex collega di Porro contrario al sistema e dunque non in grando di poterci stare dentro, non è una favola ma una barzelletta. Dunque Marcello Foa è l' uomo giusto al posto giusto? «Con lui ho lavorato a lungo e ne ha apprezzato le doti di rigore, indipendenza e onestà giornalistica. Non sono le solite cagate che si dicono (e si scrivono, Porro lo ha fatto sul suo blog 2 giorni fa, ndr) per l' amichetto di turno. Chiunque lo segua da tempo, prima sul Giornale, poi sul suo blog e infine abbia letto i suoi libri che svelano tante fake news accettate da quelli che contano, sa bene di cosa parlo. Pensare che contro Foa si usi un tweet su Mattarella, o il generico titolo di Sovranista, dà forse meglio di tanti discorsi il senso della sconfitta della sinistra alle ultime elezioni». E non solo la loro a dire il vero. Leggendo le reazioni ai tweet di Porro si capisce che la maggioranza sta con Foa, e non con Fi. Segno che stavolta è davvero una questione di merito e non di metodo. E al prossimo tweet scatenate un altro inferno. di Enrico Paoli

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