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Laura Castelli, la grillina più imbarazzante nel governo: come fa a non azzeccarne neanche una

Francesco Specchia
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D' accordo siamo in recessione tecnica e la depressione ottunde i sensi; ma mai una volta che alla frenata economica corrisponda quella verbale. Prendete, per esempio, Laura Castelli, la giovin sottosegretaria all' Economia pentastellata. Laura è nota per l' esuberanza tecnica, è la donna che quando a Porta a Porta l' ex ministro - ed economista - Padoan fece notare il riflesso sui mutui dello spread puntò il ditino: «Questo lo dice lei!» in un sonoro groviglio d' incompetenza e ingenuità. Bene. Siamo in recessione e la Castelli concede - evidentemente a scopo ansiolitico per il cittadino- un' intervista al Corriere della Sera di raro pregio. La collega Monica Guerzoni le fa notare che il tunnel in cui ci siamo infilati ci porterà a una probabile stretta di bilancio di 5-6 miliardi, intesa come manovra correttiva? La Castelli risponde: «Paghiamo le scelte sbagliate del Pd», anche se gli ultimi governi Pd hanno avuto 14 trimestri di crescita (non grandissima). Castelli, poi, specifica: «Il decreto dignità è stato varato a luglio e sta avendo degli effetti». E, in effetti, sta avendo degli effetti: ci sono 88.000 lavoratori permanenti in meno, alla faccia della stabilizzazione a tempo determinato che era appunto la prima missione del decreto. Leggi anche: Castelli citata in giudizio per diffamazione: la delirante fotografia che la può rovinare «Ricordo che il 2018 è stato l' anno che ci ha visto maglia nera in Europa per la crescita», aggiunge la sottosegretaria, per scaricare il peso del bilancio statale su Gentiloni. Vero. Ma i motivi delle maglia nera per la crescita riguardano, per molti versi, questo governo, non il precedente, e sono, tra gli altri: la bassa produttività (col Tfp, l' indice di produttività totale che singhiozza molto di più da quando c' è Conte); la sfiducia dei mercati a causa dell' incertezza delle scelte politiche; e probabilmente - a detta del Fondo Monetario Internazionale - la cancellazione di alcune leggi come il Jobs Act e la Riforma Fornero che, piacciano o non piacciano, hanno fatto sì che il numero di persone presenti nel mercato del lavoro aumentasse. Altro? Alla domanda «non siete quelli che bloccano i cantieri?», Castelli risponde: «Siamo quelli che vogliono velocizzarli. L' immobilismo lo ha creato chi pensava di sbloccarli con quel codice appalti»; però non spiega come mai della riforma di quello stesso codice appalti annunciata nell' appena varato Decreto Semplificazioni non vi sia traccia. E ancora. Sulla Tav la signora puntualizza «è sotto analisi costi/benefici»; e uno subito pensa: oddio, ancora? Ma, scusi, Toninelli non l' aveva già fatta, l' analisi costi/benefici, ed è scoppiato un casino? E non è che il ministro s' è incagliato nel tunnel perché la Francia non ha la minima intenzione di bloccare la Tav e, se si viola l' accordo, c' è in ballo una penale da 3 miliardi? Altra domanda alla nostra economista in economia aziendale (laurea triennale) sulle nuove clausole di salvaguardia che potrebbero «costringere a sforbiciare Quota 100 e reddito»; e altra risposta della Laura: «Questo rischio assolutamente non esiste». Peccato che solo qualche giorno fa il suo ministro Tria ha fatto intendere che nel caso mancassero le risorse necessarie per reddito e quota 100, si potrebbe tranquillamente applicare l' art.81 della Costituzione ("Lo Stato assicura l' equilibrio tra le entrate e le spese del proprio bilancio, tenendo conto delle fasi avverse e delle fasi favorevoli del ciclo economico"), chiudendo i rubinetti. Quest' intervista non contiene commenti politici, ma direi più una melodia elettorale. Il cha cha cha della sottosegretaria... di Francesco Specchia

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