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"Amano Mussolini e per questo con Matteo Salvini...". Eugenio Scalfari, un delirio anti-fascista 

Cristina Agostini
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"Il mio fascismo-bambino cominciò quando ero Balilla a sei anni". A raccontare i suoi trascorsi nella gioventù fascista è Eugenio Scalfari nel suo fondo su La Repubblica dedicato al neofascismo di ritorno a 100 anni dai fasci di combattimento. Il fondatore del quotidiano parte dalla sua esperienza per parlare della situazione attuale e soprattutto del rapporto tra i movimenti neofascisti e il leader della Lega Matteo Salvini.  "Potrà sembrare un po' strano - premette Scalfari - che con quello che sta accadendo oggi in Italia in Europa e nel mondo intero, a cominciare dal nostro trattato con la Cina comunista, io mi occupi del fascismo e dell'antifascismo, ma strano non è: questi due sentimenti in qualche modo stanno ridiventando attuali, soprattutto in forme e in motivazioni completamente diverse da quelle di cent'anni fa. Pensate: è passato un secolo dai Fasci di combattimento e dal fascismo di Benito Mussolini". Leggi anche: Matteo Salvini, immigrati e attentati: adesso basta balle. Il sondaggio di Noto che spazza via i compagni buonisti Poi si chiede cosa siano "il neofascismo di oggi e l'antifascismo che ovviamente lo mette al bando". "Naturalmente - spiega - i neofascisti non hanno nulla a che vedere con quelli di un secolo fa. Si sono aggrappati a quell'ideologia che in qualche modo è ridiventata attuale. Non voglio certo paragonare Salvini a Mussolini, ma c'è un punto sul quale concordano: l'importanza politica della dittatura". Salvini, insomma, secondo Scalfari, "vede un governo efficiente soltanto sotto forme dittatoriali: Parlamento in seconda linea, diffusa simpatia politica da parte del popolo, che si verifica in espressione di elezioni di vario tipo, regionali e nazionali. Naturalmente un uomo politico che guida un partito fa molto conto dei voti che riscuote nelle varie occasioni elettorali. Quei voti Salvini li ha e non fanno che aumentare".    

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