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Antonio Di Pietro, tangenti in Lombardia: "Tutti in vendita per gli spiccioli e poi se la prendono con i pm"

Cristina Agostini
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"Tangentopoli non è tornata, non è mai passata. Questo perché in tutti questi anni si è cercato di nascondere la testa rispetto a problemi mai risolti". Antonio Di Pietro, 27 anni dopo l'arresto di Mario Chiesa e lo scandalo tangenti in Lombardia, spiega in una intervista a La Stampa che "si deve intervenire prima che agisca la magistratura, non dopo. Tangentopoli non solo è diffusa come e più di prima, ma si è abbassata di livello, qualitativo e quantitativo... Ormai è una piccionaia". "Mani pulite riguardava i grandi appalti, le grandi imprese, i grandi personaggi politici. Non voglio dire che fosse meglio, ma qui siamo a un sistema così capillare che ci si vende per trenta denari", continua Di Pietro. "Il problema è il senso di impunità che c'è stato in questi anni: non c'è stata attività di prevenzione e rilancio dell'etica nell'istituzione pubblica. E vedo che anche questa volta, come è successo a me, se la prendono con i magistrati che fanno l'indagine". Leggi anche: Perché ha silurato Armando Siri? La vergogna forcaiola di Giuseppe Conte: "Lo ho fatto per il popolo" E sulla giustizia: "Non c'è una giustizia politicizzata, c'è un uso politico della giustizia. E il buono e il cattivo possono essere in tutti i partiti. Fate fare il proprio lavoro ai giudici. Tra quindici giorni si va a votare e vorrei sapere quali sono i programmi, cosa si vuole fare per far stare meglio l' Italia e l'Europa. Invece ora, mentre parliamo, è riunito il Consiglio dei ministri per decidere se si deve dimettere un sottosegretario". Mentre Siri "per me già non doveva stare lì per via del patteggiamento per bancarotta".

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