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Lilli Gruber e Renzi al Bilderberg, c'era anche Feltri: "Vi spiego io cos'è e cosa non hanno mai nominato"

Giulio Bucchi
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Che cos'è veramente il Bilderberg? Una sorta di esperimento sociale alla primo Grande Fratello. Niente complotti, dunque, solo cene informali e chiacchiere in libertà tra alcuni degli uomini più potenti (o influenti) del mondo. Sorpresa: è Stefano Feltri, vicedirettore del Fatto quotidiano, a deludere i più maliziosi retroscenisti che si annidano spesso, guarda caso, tra i grillini lettori di Marco Travaglio.  Leggi anche: "Cosa andrà lì a fare". Lilli Gruber al Bilderberg, panico e paranoia nel M5s Lui, Feltri, al meeting fondato a Oosterbeek nel 1954 dal principe d'Olanda Bernardo c'era, insieme a Lilli Gruber, Matteo Renzi e altre personalità ben più di spicco (dal mitico ex sottosegretario Usa Henry Kissinger al genero di Trump Jared Kushner, dalla stella emergente dei dem americani Stacey Abrams ai direttori di Bloomberg ed Economist). Tre giorni di incontri riservati, con scambio di domande e ruoli tra intervistatori e intervistati. "Quando la domanda dal pubblico supera il minuto, scatta un lampeggiante rosso - spiega Feltri sul Fatto -. I posti sono in ordine alfabetico: il mio vicino di banco è lo storico di Harvard, Niall Ferguson. Ci deve essere una qualche gerarchia segreta e implicita per le domande, lui riesce sempre a farsi dare la parola, io no". Ma i sospetti finiscono qui. Si parla di grandi temi, "l'Europa è ai margini dei pensieri degli Stati Uniti", "non c'è Greta Thunberg, ma banchieri, imprenditori e ministri sembrano consapevoli del fatto che il cambiamento climatico o si ferma ora o sarà troppo tardi", anche per questioni di business. "Alcune parole che riempiono giornali e tv non vengono mai citate: populismo, migranti, disuguaglianza". E l'Italia, ironizza Feltri, "è nell'agenda di alcuni partecipanti, ma solo per le vacanze in Toscana. A cena, qualcuno chiede Che farà adesso Salvini?. Altri se Matteo Renzi, qui ancora popolare, avrà un futuro in politica". Ma sembrano quasi diversivi, perché l'interesse generale va altrove. La massima riservatezza (non una dichiarazione ufficiale filtra mai dal Bilderberg) serve proprio per "permettere interlocuzioni senza conseguenze (e senza gaffe)". "Di complotti - conclude l'inviato di Travaglio -, io non ne ho visti. Il Bilderbeg è un appuntamento di élite. Anzi, è il laboratorio di una nuova élite transatlantica oggi non più prodotta spontaneamente dalla globalizzazione. Tra Brexit, Trump e caos nell' Ue, le due sponde dell'Atlantico sono più lontane ora che al tempo del primo meeting nel 1954".

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