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Greta Thunberg, ma chi è questa ragazzina? Perché negarle il Nobel è stato un gesto pietoso

Davide Locano
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Ci mancava che le dessero anche il premio Nobel. Non bastava che avesse messo sottosopra mezza Europa, che migliaia di giovani fossero scesi in piazza per renderle onore, felici di saltare la scuola con la benedizione, qui in Italia, del nostro ministro dell' Istruzione Fioramonti e che sia stata ricevuta da Capi di Stato, grandi della politica e persino dal Papa: ma chi è questa Greta? Che studi ha fatto, che preparazione ha per dissertare sul cambiamento climatico, di cui discutono con tutte le riserve scienziati e ricercatori? A me non basta che mi fissi dalle telecamere con quel suo musetto sempre un po' ingrugnito (mai un sorriso) e che rilasci interviste a destra e a manca perché io mi metta in fila ad ascoltarla. Darle il premio Nobel sarebbe stato un insulto per chi se lo è guadagnato con anni di ricerche e di sacrifici per arrivare a risultati che spesso ci hanno salvato da malattie terribili o hanno migliorato la nostra vita e il nostro futuro. Che abbia dato uno scossone è indubbio e di questo le rendo merito, ma poi faccia un passo indietro e lasci fare agli addetti ai lavori e torni magari a scuola, visto che ha solo sedici anni, perché è lì che può costruire il suo futuro e portare avanti meglio, con cognizione di causa, la sua battaglia. Mi chiedo, comunque, come migliaia di persone in tutta Europa si siano lasciate incantare da questa ragazzina, migliaia di persone che non ho mai visto sfilare per le strade o urlare nelle piazze in favore di chi veramente lavora per noi, per migliorare il nostro domani e per risolvere anche il problema climatico. Ricercatori che per miseri stipendi passano la loro vita nei laboratori, dediti anima e corpo al loro lavoro che è dedicato a tutti noi, rubando tempo e attenzione alle loro famiglie. Nessuno scende in piazza per gridare la nostra riconoscenza e se qualcuno di loro prende il Nobel, il giorno dopo solo quattro gatti ricorderanno il loro nome. Purtroppo oggi le cose vanno così e sono felice che questo ambitissimo premio sia ancora riservato a chi se lo merita e che le grida nelle piazze, le riprese televisive, certe genuflessioni dei grandi, non abbiano minimamente influenzato chi deve decidere a chi dare il Nobel. Complimenti. di Anna Corradini Porta

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