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Pietro Senaldi sullo sfogo di Luca Zaia, "il M5s ci ha rotto le palle": perché ha ragione

Davide Locano
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Ci sarà qualche ragione se Luca Zaia è da dieci anni il governatore più amato d' Italia, eletto due volte dalla maggioranza assoluta dei votanti. Sicuramente la schiettezza e la praticità sono due ingredienti immancabili della sua leadership. Lo si è visto anche nell' ultima uscita politica ufficiale del presidente, il quale ha dichiarato piatto che «il Paese non può avere i grillini tra le palle, perché portano odio sociale e decrescita». Leggi anche: Senaldi: "Su cosa si gioca tutto la nuova Lega di Salvini" In genere felpato, Zaia non ce la fa più a tenere la bocca chiusa. La ragione principale del suo scontento è l' autonomia regionale, bloccata da M5S da due anni. «Il popolo ha scelto» ha dichiarato il governatore, «ma questi perfetti dittatori se ne fregano e vogliono fare di testa loro». Toni durissimi, ben oltre il «lazzaroni» che solitamente l' ex ministro dell' Agricoltura riserva ai seguaci di Di Maio. D' altronde, il presidente non ha mai sopportato i pentastellati. Ha abbozzato nell' anno di governo gialloverde, ma da quando Salvini ha fatto cadere l' esecutivo, ha iniziato a dire quel che pensa. Il fatto poi che il nuovo ministro dell' Autonomia, Boccia, il rosso del governo più vicino ai gialli, abbia instradato la rivendicazione di Lombardia e Veneto su un canale morto, ha ulteriormente contrariato il doge leghista. C' è però anche del personale. Zaia non ha perdonato il fatto che nei giorni dell' alluvione di Venezia, costata due morti e milioni di danni, il Blog di Grillo abbia speculato sulla tragedia, divulgando notizie false pur di screditare il governatore. In particolare, venne pubblicata la foto del presidente che inaugurava il passante di Mestre sotto il titolo: «Zaia taglia il nastro del Mose», episodio mai accaduto. Per il leghista si è trattato di un atto ignobile. Cinquestelle in Veneto arrivò anche a superare il 20%, nel 2013, quando Salvini aveva appena preso in mano la Lega, ma da allora ha più che dimezzato i consensi. La ragione del tracollo sta in una politica suicida che va contro non solo agli interessi ma anche alla natura del popolo veneto. M5S è ostile al Mose, l' opera che salverà Venezia, sta facendo di tutto per bloccare la Pedemontana, boicotta l' Alta Velocità fino a Verona. Per la banda Di Maio il Veneto dovrebbe ridursi a terra dove spedire i rifiuti della Raggi e di De Magistris, i sindaci che per non avere il termovalorizzatore riempiono di immondizia le strade delle loro città. La filosofia di Zaia è agli antipodi rispetto a quella dei grillini. Il primo difende il lavoro, i secondi tutelano la disoccupazione e si adoperano perché non cali. Ne è la prova il reddito di cittadinanza: dal Veneto è arrivato solo il 3% delle domande di sussidio e alcune centinaia di persone che lo avevano richiesto vi hanno già rinunciato. Il modello Veneto ha portato a Milano e Cortina le Olimpiadi invernali del 2026. Viceversa il modello grillino ha portato la sindaca Appendino a scendere dalla funivia e rinunciare all' evento, l' ultimo che diede lustro alla città, nel 2006, neanche troppo tempo fa, ma ai piemontesi sembra una vita. di Pietro Senaldi

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