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Papa Francesco e Joseph Ratzinger, tutte le balle sul film di Netflix, I due Papi: cosa non torna

Caterina Spinelli
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Un cliché oramai estenuante quello che rappresenta Joseph Ratzinger come il cattivo e Jorge Mario Bergoglio come il buono e che è andato in onda su Netflix in occasione del film I due Papi. Antonino D'Anna, sulle pagine di Italia Oggi, non può fare a meno di notare una vera e propria farsa: "Il Papa tedesco viene presentato come un vecchio insensibile, distaccato dal mondo. Almeno per due volte gli si dà del nazista. Una specie di mostro asociale, incapace di empatia e compassione, che accoglie Bergoglio in modo freddo e gli rinfaccia tutti gli errori dottrinali. Ma - e qui viene la più banale delle asserzioni - il cardinale argentino è determinato a presentargli le sue dimissioni, vuole essere un semplice parroco di periferia. I due passano due-tre giorni assieme a discutere e finalmente Ratzinger si umanizza: in una drammatica confessione finale ammette di aver insabbiato un caso di pedofilia (proprio lui che, nella realtà, varò le prime norme stringenti sul tema) e finalmente liberato dal perdono e la pace del Sacramento cristiano della Penitenza, viene introdotto da Bergoglio in mezzo ai fedeli umano e affabile". Ma le inesattezze non finirebbero qui, perché - sempre secondo D'Anna - il lungometraggio parlerebbe di una malformazione al polmone che accompagna fin dalla nascita Bergoglio, "una vera fesseria".  Leggi anche: Antonio Socci contro Papa Francesco: "Parla solo di migranti, ma sta bene? Qualcuno lo aiuti"

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