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Myrta Merlino a Libero: "Non andrei mai a cena con Donald Trump. E non mi candido, me lo hanno già chiesto"

Gabriele Galluccio
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«Non so quanto durerà il Conte Bis. Da una parte vedo grandi fragilità e grandi problemi da risolvere, dall'altra vedo il 26 gennaio come una data in cui tutto può accadere, perché è ancora tutto aperto e molto liquido. Ci sarà un bel pezzo di emiliani che, pur sapendo di essere stati governati bene, hanno una gran voglia di mandare a casa questo governo. È una partita apertissima e i nodi al pettine arriveranno uno ad uno». La previsione è di Myrta Merlino, che conduce su La7 L'aria che tira, un programma con un pubblico in continua crescita. Per approfondire leggi anche: Il professore fa il cascamorto con la Merlino Con quale leader non andrebbe mai a cena? «Forse con Donald Trump, perché avrei il terrore che mentre sta a cena con me mandi quattro tweet e dichiari cinque guerre. Mi sentirei un po' in agitazione». Chi non è mai intervenuto al suo programma? «L'unico che non sono riuscita ad avere come ospite è Mario Draghi. È lui il mio vero desiderio per il 2020. Non è un politico, ma sa più roba lui di tanti politici». La crisi Iran-USA quanto inciderà sul nostro governo? «Oggi niente, i nostri governanti sono presi dalle questioni interne. Poi dipenderà dall'evoluzione che ci sarà. Temo gli attacchi terroristici e una guerra diffusa. A quel punto, come è sempre successo nella storia, una certa situazione può essere un acceleratore se c'è da prendere decisioni difficili o può essere un collante. In un momento di grande confusione, rimanere ai propri posti potrebbe essere vincente». Le votazioni anticipate sarebbero un toccasana o una iattura per l'Italia? «Avevamo il primo partito d'Italia - i Cinque Stelle - al 33% come la Democrazia Cristiana dei bei tempi e oggi, oggettivamente, è l'ombra di se stesso. Avere un parlamento che rispecchia il quadro politico di un anno e mezzo fa e non l'attuale, è un problema serio. Le elezioni potrebbero restituirci maggiore aderenza al Paese reale. Viceversa potrebbero essere un problema, visto che ci sono un sacco di questioni urgentissime che vanno affrontate oggi». La sua ricetta per far ripartire il Paese. «Bisogna fare tante cose. Se le tasse venissero abbassate sarebbe un bene, però penso pure che lo Stato dovrebbe funzionare in un altro modo, che sono stati fatti diversi errori da tutte le parti, anche perché non è una buona riforma Quota 100 e neppure il Reddito di cittadinanza, che è stata una grande illusione, perché serve sicuramente ad aiutare tante persone, ma non serve a cercare posti di lavoro. Anche i centri per l'impiego sono fatiscenti. C' è uno scollamento tra i tempi del consenso e i tempi delle scelte politiche. Per fare bene le cose bisogna fare scelte anche impopolari. Una politica legata al consenso dei social non riesce mai ad avere un "Progetto Paese"». È vero come dice Zalone che in Italia non si può essere più politicamente scorretti? «Francamente è incredibile che non possiamo mai dire quello che pensiamo. Io sono molto diretta, lo sono nella vita e davanti le telecamere, per cui il politicamente corretto per me è un grande problema. Altra cosa sono le buone maniere. In questo Paese sembra si siano persi i freni inibitori, come l'educazione, la gentilezza e il rispetto per gli altri. Non amo il politicamente corretto, ma rivendico le buone maniere che mi hanno insegnato mamma e papà». È per questo che a L'Aria che tira non assistiamo a risse, mentre altrove sì? «Sicuramente c' è l'elemento personale, ma anche il fatto che non sono faziosa. Non penso mai di avere dall'altra parte un nemico. Ho grande rispetto per le idee degli altri. In tv troppo spesso si va per farsi del male, tutto questo mi fa orrore». I talk politici non sono troppi? «Ha ragione, ma è anche vero che funzionano. La politica italiana negli ultimi anni è stata un grande cinematografo, per cui c'è bisogno di questo racconto un po' intermediato. Rispetto alle All News classiche La7 ti informa su tutto quello che accade e in più ti dà un interlocutore che fornisce degli strumenti per decriptare questo mondo in continua fibrillazione». Si candida alle prossime elezioni? «Me lo hanno chiesto un paio di volte. Ma la risposta è: mai. Adoro il mio lavoro e quello è un ambiente avvelenato». di Umberto Piancatelli

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