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Clemente Mastella contro Alfonso Bonafede: "Moralista dei mie stivali, ho atteso 10 anni per venire assolto"

Francesco Specchia
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«Io mo' me ne fotto e sto qua, fermo, come al solito». Come un personaggio biblico, Clemente Mastella da Ceppaloni, l' immortale, ha consumato le sue molte vite ad attendere sulla riva del fiume (stando ben attento a non scivolarci dentro) i cadaveri dei molti nemici. Stavolta, per esempio, ha dato le sue dimissioni da sindaco di Benevento e soltanto l' idea dell' ombra di una sua candidatura che s' allunghi sulle Regionali sta creando convulsioni sia a destra che a sinistra. Mastella, ci risiamo. Lei s' è da poco insediato a Benevento è già ci sono casini. Che è successo? «Non vorrei parlare di questo, sennò mi fotto la conferenza stampa». Mastella, mi scusi, ma se non parliamo di questo di che parliamo? Della piscina a forma di cozza? Su di lei si sa tutto.. «Vabbuò. Diciamo che non c' erano più le condizioni per amministrare insieme in Comune: terrizioni, minacce, gruppi e gruppetti, crisi di coscienza ogni volta che si parlava di bilancio. Poi c' era la Lega che mi votava sempre contro. Direi di fermarci qui». E perché mai la Lega ce l' avrebbe con lei, a prescindere? Mancato rispetto di accordi politici? Semplice antipatia? L' idea che lei rappresenti la vecchia Dc, che a Salvini fa venire l' orticaria? «Ma che ne so. C' era questa consigliera comunale che era nella mia lista, il cui marito peraltro, presidente del Consiglio Comunale, votava sempre per me (fatto curioso). Questa s' è messa sistematicamente a schierarsi con la sinistra, con l' opposizione. Perfino quando sono stato male a dicembre, quella è uscita dal Consiglio con la sinistra. È proprio fissata. Però non è questione di vecchio o nuovo; non è che gli eletti della Lega qui siano nuovissimi. Vengono dall' area fascista di Alemanno che poi è diventato leghista. Però, la prego, parliamo d' altro». Ma certo, parliamo d' altro. Ma adesso però che succede? Salta la giunta di centrodestra? Non è bello alla vigilia elettorale regionale «Uff Non so che farò, non lo so proprio. Mo' aspetto; ho venti giorni di tempo per statuto, forse mi prendo quelli di Forza Italia e la lista mia, e mi ripresento in Comune, e mi tolgo questi qui dalle scatole». La prospettiva terrificante per molti (avversari e alleati) è che lei, invece, provi a candidarsi alle Regionali. I sondaggi -non l' avrei mai detto- la danno sempre sul 42%. Corrisponde al vero? «Ma se quella, la Lega, già non mi vuole a Benevento, figuriamoci in Regione. Eppure io, nei sondaggi, vado davvero forte. Ho pure chiesto di fare le primarie di centrodestra, non m' hanno ascoltato. Ma qua fanno i conti senza l' oste, la Campania può essere come l' Emilia dove i sondaggi davano quasi per scontato la vittoria del centrodestra. Qua, al sud, se ne fregano delle direttive di partito, valgono i candidati, i giochi di liste. Tenga conto che in Calabria la Lega è passata dal 20% all' 11%. Significherà qualcosa». Quindi per il centrodestra la vede dura? Vuol dire che non è detto che passi Caldoro? «Guardi, io sto alla finestra, mica mi filano. Io non lo so come va a finire, io mi faccio i fatti miei. Tanto a me non mi fanno partecipare a nulla, sono un paria. Pure la Carfagna sta con Caldoro. Registro che la solita Forza Italia è in emorragia e che la Meloni sta conquistando consensi anche internazionali. E quindi». E quindi, cosa? «Quindi. Punto. Non mi faccia dire che già c' ho 'sta cavolo di Lega che mi vota sempre contro. Sempre. Ma secondo lei, Salvini lo sa che qui la Lega mi vota sempre contro?». Non ne ho idea, chiami Salvini. Non ne faccia un' ossessione. Ma, parlando di Regione: ci sarà un' alleanza Pd/M5S ? Come viene visto Enzo De Luca ancora candidato? «Detto fra me e lei, De Luca non ha mal governato, anzi. E la gente lo sa. E poi qui, come in Emilia, c' è il voto disgiunto. E c' è la crisi del grillismo, gli attivisti duri e puri della Campania, al 90%, hanno bocciato l' alleanza col Pd, mentre i dirigenti del M5S, Fico in testa, quell' alleanza la vorrebbero. Però dubito che i pentastellati accettino De Luca presidente, e dubito che il Pd non lo ricandidi"». Il M5S sta toccando il suo nadir. È un tantino balcanizzato, ha perso mille attivisti in 7 giorni e con quasi metà dei parlamentari che non versa il contribuito volontario e correnti interne che nemmeno la sua Dc ai bei tempi. Che peso avrà sulle prossime tornate elettorali? «I movimenti accendono sempre il fuoco, bruciano tutto in olocausto, come nei roghi del Medioevo. Poi, però, col tempo, il fuoco si spegne e rimane la cenere. I 5 Stelle sono ora alla cenere. Sono entrati in un processo di erosione irreversibile, e purtroppo non ne usciranno più qualunque cosa facciano, li vedo come L' Uomo Qualunque di Giannini. La soluzione? È, in effetti, quella predicata da Grillo: portare il movimento nel Pd nella categoria politica che gli è più congeniale da quando -ricorda?- voleva fare il segretario dei Dem. Che poi è il progetto di Fico, il vero ideologo del partito». E Di Maio, il campano dei consensi record, in tutto questo che ruolo avrà? E gli altri aspiranti leader? E Di Battista? «Di Maio è lo zitello di Salvini che l' ha tradito, ora protesta contro il governo di cui fa parte. Ma, mettiamo che la protesta ci possa pure stare: ma chi sei tu, Di Maio, semplice ministro, per invitare i militanti a scendere in piazza? Non doveva farlo Crimi? Resta fermo il fatto che, se dovesse esserci un ritorno di fiamma Di Maio/Salvini si va dritti al voto con i 5 Stelle spaccati in tre o quattro tronconi: Conte, Di Maio, Fico e forse Di Battista che non è un vero leader. Non lo era Che Guevara che almeno combatteva nella foresta, tra le montagne; figuriamoci lui che se ne sta sempre in villeggiatura». Il governo può spaccarsi sulla riforma della prescrizione? Conte, per mediare tra Renzi che non la vuole e Bonafede che l' ha fatta ha proposto un "lodo", cioè si applica o meno in primo grado a seconda che la sentenza sia di assoluzione o di condanna... «La prescrizione, così, è incostituzionale, viola l' art. 111 della Carta. Mica lo dice Mastella, lo dicono tutti i procuratori generali e presidenti di Cassazione e di Consulta che si vedono in giro. Tutti. Tutti concordano che con la cosa di Bonafede si entra in un tunnel processuale senza uscita; è terribile, una cosa che non augurerei a nessuno». Lei con la giustizia ha un cattivo rapporto, sia come ex ministro sia come ex imputato assolto "per non aver commesso il fatto". Non è che il suo è un risentimento personale? «Il mio processo in primo grado durò dieci anni. Dieci per l' assoluzione. Venni accusato con mia moglie delle peggiori nefandezze. Il mio partito era stato indicato dalla Procura come "un' associazione a delinquere", una cosa enorme, mai avvenuta neanche ai tempi di Tangentopoli, la Procura di Milano lì, almeno, si fermò. Alcuni dei procuratori che volevano condannarmi ora hanno fatto carriera, vedi a Potenza. Come nel caso Tortora. S' immagina cosa sarebbe successo se ci fosse stata, allora, la norma Bonafede?». Bonafede dice che la sua riforma è ispirata soprattutto a principi morali e di umanità, di giustizia per chi non riesce ad ottenerla... «Moralisti dei miei stivali. Bonafede si è fatto ristrutturare, a spese del Ministero, quindi a spese dei cittadini italiani, l' alloggio di servizio con tutto quel che ne consegue e dove si è trasferito a vivere. Quand' ero io ministro rinunciai all' alloggio di servizio (come Orlando), e pure a misure protettive per casa mia a Ceppaloni dal costo di 400 mila euro. Mia moglie, su 'sta cosa, ci fa un' interrogazione parlamentare. Ecchecazzo». Dicono che Renzi con questa sua lotta, minacciando di votare con la destra, sia in cerca di visibilità. È vero? E, comunque, le ripeto: come può uscirne il governo? «Se Renzi cerca visibilità che ci sta di male? La verità è che la materia è delicatissima, bisogna farla uscire dall' alveo delle ideologie. Bisogna fare come Aldo Moro ai tempi del divorzio: andò davanti al Parlamento e disse: questo è un problema di libertà individuale, decidete voi secondo coscienza. La Dc perse ma non fu un dramma, non cadde il governo. Se uno facesse così finalmente il Parlamento avrebbe recuperato la sua centralità». Intanto, si sta consumando il dramma dei vitalizi di voi ex parlamentari «Non guardi me. Io, sui vitalizi, li ho fottuti. Siccome avevano sbagliato i conti e avevo pagato, nella mia lunga carriera, molti più contributi del dovuto, ora me li stanno restituendo loro. Lo prendo come un piccolo risarcimento». di Francesco Specchia

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