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Non sapendo fare niente, la Kyenge scrive un libro

La ministra passa il tempo a scrivere di meticciato e ius soli. Ma non è riuscita neanche a sbloccare le adozioni in Congo

Matteo Legnani
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Il tempo libero genera mostri, ed ecco che Cécile Kyenge, la quale con tutta evidenza non è abbastanza impegnata con i suoi incarichi di governo, si è ritagliata qualche ora per scrivere un libro. Il pregiato volume si intitola «Ho sognato una strada» (Piemme, pag. 160, euro 14) e si riferisce probabilmente alla strada su cui finiranno migliaia di giovani italiani. La signora ministra, infatti, pur dotata di delega alla Gioventù, sembra avere un unico interesse: la concessione della cittadinanza italiana tramite ius soli. La maggior parte del libro, che viene presentato come «il manifesto per la battaglia dei diritti umani che Cécile Kyenge conduce da una vita», è dedicata a dimostrare che «il meticciato è una realtà di oggi, come del nostro passato». Oh, perbacco, ma davvero?  A dimostrazione di tale originalissima tesi ci sono frasi come queste: «Cosa sarebbe stata l'Italia se si fosse chiusa all'arrivo di quella religione mediorientale che è il cristianesimo? Cosa sarebbe la meravigliosa cucina italiana se non si fossero usati ingredienti esotici, giunti dalle Americhe, come il pomodoro e il mais?». Infatti, come noto, la storia del Bel Paese è piena di pomodori e pannocchie giunti clandestinamente su barconi, poi internati nei Cie e infine fuggiti, magari per finire lungo le strade di Milano a spaccare il cranio alla gente come il noto picconatore Kabobo.  Ma la Kyenge è assolutamente convinta: «L'Italia è cambiata, bisogna farsene una ragione. È necessario che la politica e le leggi non restino indietro e rispecchino la nuova realtà del Paese. Chi nasce o cresce in Italia è italiano». Amen e così sia. E chi se ne frega se molti – non solo a destra -  la pensano diversamente. Leggi l'approfondimento di Francesco Borgonovo su Libero in edicola mercoledì 12 febbraio

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